www.montebelloblognwes.com - Tutto quello che accade a Montebello Ionico e ... molto altro ancora.

 



I ladri sono entrati in azione all'interno della chiesa di Sant'Elia

Due tele del diciottesimo secolo sono state trafugate dalla chiesa di Sant'Elia di Saline Joniche nella nottata fra sabato e domenica scorsa. L'amara scoperta è stata effettuata solo nella mattinata di domenica, quando i carabinieri della stazione di Saline Joniche, comandate dal maresciallo Davide Micale, sono stati avvisati dai responsabili della struttura ecclesiale e si sono portati sul posto. Dall'interno della chiesa erano spariti un quadro raffigurante San Giuseppe ed un altro sul quale era stato impresso il volto di Sant'Elia. Due dipinti di autore ignoto, ma di grande valore religioso ed economico. Così come certificato dai responsabili della Sovrintendenza archeologica della diocesi di Reggio Calabria-Bova. Sui muri della chiesa, i cui appuntamenti religiosi sono curati da don Giuseppe Dieni, sono rimaste solo le ombre lasciate dal tempo. Secondo quanto si è appreso i ladri sarebbero entrati in azione nella tarda serata di sabato. La chiesa di Sant'Elia, quando non ci sono funzioni religiose, non è custodita. I malviventi, con buona probabilità dei professionisti del settore al soldo di un'organizzazione regionale specializzata nel furto e nella vendita clandestina di opere d'arte, hanno avuto gioco facile a forzare la porta in legno della sacrestia. Riusciti ad entrare nella chiesa, secondo quanto accertato dai carabinieri della stazione di Saline Joniche, sarebbero riusciti a rintracciare la chiave del portone principale. L'ultima difficoltà lungo il loro percorso criminale. Appena fuori dalla chiesa di contrada Sant'Elia, ubicata in piazzetta Piromallo-Piscicelli, i ladri avrebbero caricato i due dipinti appena trafugati all'interno di un furgoncino e avrebbero fatto perdere le proprie tracce. I locali della chiesa di Sant'Elia sono stati ispezionati a fondo dai carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria, anche con l'ausilio degli specialisti della Sezione investigazioni scientifiche reggina. La piccola chiesa di Sant'Elia, un gioiello di storia ed architettura, era già stata "visitata" dai ladri lo scorso anno. Malviventi che avevano lo stesso obiettivo: portare via le tele custodite al suo interno. In quell'occasione, nonostante lo stratagemma utilizzato per vincere le resistenze dei custodi, il piano criminale fallì per una casualità. I malviventi, infatti, si presentarono come giovani studenti universitari interessati alla struttura architettonica della chiesa, ma quando erano già pronti a sfilare le tele dalle loro cornici si era fatta l'ora del Rosario ed i primi fedeli stavano giungendo presso la chiesa della frazione salinese.
Tratto da "il Quotidiano della Calabria"

Nella foto la Chiesa di S. Elia in Montebello Jonico

Etichette: ,

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 9:46 PM, ,




Concorso per Inventori Città di Reggio Calabria

Scade il 31 maggio il termine per la presentazione dei lavori per la seconda edizione del Concorso per Inventori "Città di Reggio Calabria". Il concorso, organizzato dall'Accademia del Tempo Libero di Reggio Calabria con il patrocinio del Comune, è rivolto agli Inventori di tutte le età e prevede premi per complessivi 5.200 euro. Il bando è disponibile sul sito http://www.accademiadeltempolibero.it/ o può essere ritirato presso l'Auditorium "Il Cipresseto" di Reggio Calabria (via Melacrino 42) nei giorni di lunedì e venerdì dalle ore 17:00 alle ore 18;30 e mercoledì dalle ore 10:00 alle ore 11:00.

Nella foto Archimede Pitagorico, il celebre personaggio creato da Walt Disney

Etichette: ,

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 3:47 PM, ,




La storia dei Mille - Capitolo XXVIII

Dopo la vittoria

Sul colle conquistato riposarono i vincitori. E cominciò subito la raccolta dei feriti gravi, che non avevano più potuto reggersi, e giacevano giù pei fianchi del colle, molti, troppi, per un fatto di così pochi combattenti e di così corta durata. Tra grave e non gravi erano 182, i morti 31. Le ferite erano orribili, lacerate, larghe, massime quelle fatte dalle palle ogivali cave dei Cacciatori. Pochi napolitani che i loro non avevano potuto portar via, si lasciavano pigliar su meravigliati di vedersi trattati bene, mentre s'erano forse aspettati d'essere uccisi. All'allegrezza della vittoria si mescolava così quella grande malinconia. E s'era messo un vento freddo che faceva frizzar la pelle. Calavano intanto dalle montagne le squadre dei 'Picciotti', e invadevano il campo di battaglia, meravigliati anch'essi del combattimento contemplato dall'alto, come dai gradini d'un anfiteatro una lotta di gladiatori.Garibaldi guardava sempre una strada che da ponente, per una gola, metteva in quella specie di conca da cui sorgevano su i due colli, quello della sua posizione del mattino e quello conquistato su cui si posava coi suoi. Forse temeva l'arrivo di un corpo nemico da Trapani. Ma aveva fatto mettere gli avamposti, e dato l'ordine a Bixio di collocare le artiglierie. Aveva anche già detto di voler salire a Calatafimi il giorno appresso, e sapeva lui per quali vie si sarebbe incamminato. Per quella fatta dai Napolitani nella ritirata no certo: e questo capivano tutti, perché tentar un attacco da quella parte sarebbe stata una follia. Ma egli era allegro in viso, e ciò bastava.Uno strano sentimento, che tutti dovettero provare, ma di cui si accorsero e se lo spiegarono per dir così solo i più raffinati allora e molto di poi anche gli altri, ripensando a quelle ore, fu quello dell'isolamento in cui si trovavano. Non erano passati che dieci giorni da quando avevano lasciato Genova, eppure pareva loro d'essere via da mesi e mesi, d'aver navigato molto, d'aver camminato molto, d'esser già quasi gente dimenticata. Si sapeva nell'Alta Italia che erano sbarcati, che erano stati accolti bene? Qualche spirituale forza dava almeno in quel momento un senso vago del dove si trovavano e della loro vittoria? A Milano, a Genova, a Torino e nella Venezia gemente in mani austriache, per tutti i borghi e i villaggi da dove qualcuno d'essi s'era mosso, cosa si pensava, cosa si sperava, cosa si temeva per loro? Ah! Un filo di telegrafo per mandare la gran notizia alla patria e riceverne una parola. Certo da Napoli sarebbe taciuta o mandata pel mondo svisata, falsata la notizia della battaglia a far piangere.E intanto erano scene di gioia, come a rivedersi dopo anni ed anni, nell'incontrarsi fra loro amici di casa, di scuola, di Compagnia che si erano perduti di vista durante il combattimento e che si ritrovavano sani e salvi. Ed erano lamenti per i caduti, il tale giù ai primi colpi, il tal altro a mezzo al colle, un altro addirittura in cima quasi in braccio ai nemici. Andavano a cercarli, a guardarli, a baciarli. E così i nomi dei morti e dei feriti, il modo, il come, il dove, il quando, tutti i particolari se li scambiavano, e parlavano commossi, ma tuttavia ancora con un po' del sentimento egoistico d'essere usciti salvi dal pericolo in cui altri aveva lasciato la vita. Si sa; il vero dolore, quello grande e sincero viene dopo, quando il sangue si è rimesso in calma e la pietà si ridesta.
Tra le Compagnie che si erano riordinate, si faceva un gran parlare dell'importanza del fatto; qua e là in quel campo ci parevano dei piccoli Parlamenti. Quelli che avevano sentito Garibaldi, quando aveva detto a Bixio: "Qui si fa l'Italia o si muore," commentavano le solenni parole, e pareva proprio a tutti di sentirsi piantato in cuore che il fatto d'armi, piccolo in sé, era già come un'ultima battaglia risolutiva, da combattersi ancora sì, non si sapeva dove né quando, ma già vittoriosi. E ciò voleva dire l'Italia fatta sin da quel giorno, su quel colle.Il qual colle aveva tuttavia un nome di malaugurio. Era stato subito detto che si chiamava 'Pianto dei Romani', perché ivi, più di duemila anni indietro, questi erano stati vinti dai Segestani e dai Cartaginesi. Ma quel nome di mestizia era un'invenzione, o per lo meno una interpretazione errata. 'Pianto' non è che il vernacolo siciliano 'Chiantu', o piantamento di viti; e uno n'era stato fatto far su quel colle da un'antica famiglia Romano. E difatti, quei tali terrazzi dovevano essere stati fatti per dei poderosi filari di viti, sebbene allora vi si vedessero soltanto arbusti grami, e piante che esalavano un tristo odore di cimitero. Così, e durante il combattimento, aveva detto il livornese Giuseppe Petrucci della compagnia Bixio, facendo parer ai vicini di fiutar davvero un'aria di morte.
*
La notte calò rapida come nelle giornate più corte dell'anno. E in quel crepuscolo fu commovente veder un gruppo di sei o sette Francescani, i quali dopo aver combattuto fino con tromboni, partivano per tornare al loro convento. Erano accorsi là da Castelvetrano. A quell'ora se ne andavano giù dal colle nei loro tonaconi grossi, con le loro armi in spalla, seri e tranquilli, come se tornassero da aver fatto la questua tra quei soldati che avevano fame, e stavano divorando pane e cacio distribuito in fretta già quasi nel buio. Poi le Compagnie si addormentarono.Al tocco dopo la mezzanotte la sentinella dell'avamposto verso Calatafimi diede l'alto a due persone che le venivano incontro.- Amici, galantuomini di Calatafimi.- Avanti. -Tutto l'avamposto fu subito in piedi.- Cosa volete? -Con l'anima nelle parole, quei due galantuomini recavano che i Napoletani avevano abbandonato Calatafimi, marciando verso Alcamo, che stava di là, di là...La notizia era lieta. Levava la gran preoccupazione di ciò che sarebbe potuto avvenire il giorno appresso. Da Palermo, a quell'ora, poteva già esser giunto per nave a Castellamare un corpo di aiuto ai vinti, e con tutta comodità aver marciato da Castellamare a Calatafimi. Ora se i Napolitani se n'erano invece andati, ciò voleva dire che a Palermo non c'era un generale che avesse occhi. Bene, bene! Quei galantuomini furono condotti da Garibaldi, che stava ben desto nella casupola sul colle, e che gli accolse con gioia. Fatta l'ambasciata, volevano tornarsene; ma egli, non li volendo lasciar esporsi a pericoli, se li tenne fino al mattino. Avrebbero marciato con lui. Ed essi non s'accorsero che forse diffidava di loro, tanto era buona e incredibile la notizia che gli avevano portato.
*
Nel brivido che dà l'alba, prima ancora che le trombe suonassero le sveglie, molti di quei militi, mezzo intirizziti dalla gran guazza, giravano già pel campo a rivedere i morti. Di questi ve n'erano che parevano dormirsene sicurissimi d'essere svegliati a lor tempo, tanta era la pace che avevano nel volto. Così Giuseppe Belleno, così Giuseppe Sartoriio, tutti e due Carabinieri genovesi; questo colpito nel petto proprio nel momento che fulminava un gran fante borbonico, mirato a prova da lui. Aveva data e ricevuta la morte in un punto. Poco discosto giaceva Ferdinando Cadei di Caleppio, bel giovane di ventun'anno, che adagiato sul fianco destro pareva sogguardasse timidamente. Carlo Bonardi da Iseo non si trovava più nel luogo dov'era caduto e rimasto morto bocconi, né per quanto gli amici suoi cercassero là attorno vedevano le sue larghe spalle da atleta, né il mantello che portava rotolato a bandoliera ancora nell'ultimo istante. Cosa n'era mai stato? Invece il gran Schiaffino copriva ancora la terra là dove l'anima sua lo aveva lasciato. Era solo un po' scolorito in viso. In uno dei punti, dove la resistenza del nemico era stata più forte, giaceva Luciano Marchesini da Vicenza, col capo su d'un sasso nero che pareva un libro. "Come il Battaglia l'anno scorso a San Fermo!" diceva Odoardo Rienti da Como. E narrava di Giacomo Battaglia poeta, che combattendo tra i Cacciatori delle Alpi cadde a San Fermo colpito in fronte, e tratto di tasca un suo Dantino se lo pose sotto il capo e sul poema divino spirò. Un po' più in su, e proprio sulla cima del colle, dove erano stati fatti gli ultimi colpi, giaceva come un assiderato Eugenio Sartori da Sacile. La morte che, toccandolo quasi per saggiarlo a Venezia nel '49, lo aveva lasciato tornare alle mense patriarcali di casa sua, se l'era preso lì. Egli no, non pareva in pace! Gli occhi non gli si erano ancora chiusi, e, dopo tante ore, il suo viso esprimeva sempre una gran collera da battaglia.E via via cercati così, i morti furono rivisitati quasi tutti. Ma alla fine bisognò pure che i vivi gli abbandonassero. Sarebbero poi venuti i seppellitori a scavare a ogni morto una buca lungo il corpo, ve l'avrebbero fatto rivoltar giù forse con malgarbo, poi o sul corpo o sul dorso, poche badilate di terra e addio. Un dì, chi sa quando, qualcuno verrebbe a scoprire delle ossa.
*
Le compagnie partirono. E per la stessa china e poi per la stessa erta fatta dai Napolitani la sera avanti, marciarono a Calatafimi. Ivi trovarono la gente ancora scompigliata. Quei poveri abitanti avevano visto dalle loro case, il combattimento del Pianto Romano, e poi i borbonici tornare vinti tra loro. Erano stati gran parte della notte tremando che il mattino portasse loro uno scontro nelle stesse vie della città tra le loro case: invece i borbonici erano partiti. Ma potevano sopraggiungerne di nuovi. Insomma la fisionomia generale era triste. Nella via maestra si trovavano a ogni passo i segni della sosta fattavi dai vinti; nelle poche botteghe, misere assai, non c'era più nulla; quelli avevano portato via ogni cosa.Ma le Compagnie, a poco a poco, misero un po' di fidanza e d'allegrezza; tanto più poi nel pomeriggio, quando fu lor letto l'ordine del giorno di Garibaldi. Era uno de' suoi più eloquenti, e parve la voce di tutta la patria."Soldati della libertà italiana, con compagni come voi io posso tentare ogni cosa, e ve lo mostrai ieri conducendovi alla vittoria contro un nemico superiore per numero e per le sue forti posizioni. Io avevo contato sulle vostre fatali baionette, e vedete che non mi sono ingannato."Deplorando la triste necessità di dover combattere soldati italiani, debbo confessare d'aver trovato una resistenza degna di causa migliore. E questo vi mostra quanto noi potremo fare, quando l'intiera famiglia italiana sarà riunita intorno a una sola bandiera."Domani il continente italiano sarà parato a festa, per la vittoria dei suoi liberi figli e dei nostri prodi siciliani."Le vostre madri, le vostre amanti, usciranno nella via superbe di voi, con la fronte alta e radiante."Il combattimento ci costò molti cari fratelli, morti nelle prime file; e nei fasti della gloria italiana risplenderanno eternamente i nomi di questi martiri della nostra santa causa."Paleserò al nostro paese i nomi dei bravi che con sommo valore condussero alla lotta i più giovani e i più inesperti militi, e che domani li guideranno alla vittoria su altri campi, a rompere gli ultimi anelli delle catene che tengono avvinta la nostra Italia carissima."I nemici! Ve n'erano in Calatafimi parecchi, feriti il giorno avanti e abbandonati là, perché per via avrebbero patito troppo. I vincitori andavano a trovarli nelle chiese e nei conventi, li confortavano, li carezzavano. Ed essi dicevano che non sarebbero più tornati alle loro bandiere. Cominciava già allora la fratellanza; solo qualcuno guatava bieco e mormorava sdegnoso.Dai Francescani, prodigava la sua carità un padre Luigi, il quale fu poi amorosissimo nei giorni appresso ai garibaldini portati là da Vita, dove non c'era luogo per tenerli se non ammucchiati come nelle prime ore dopo il combattimento. Forse quel frate si sentì prendere fin da allora da quella forza per cui ebbe il coraggio di spogliar l'abito, di lasciarsi portar via dalla rivoluzione nella vita nuova italiana; e tornato al secolo divenne col tempo uomo di cattedra, uomo di Stato in Roma, dove coloro che lo avevano conosciuto laggiù continuarono a chiamarlo in segreto "padre Luigi".Le emozioni del giorno avanti, il bisogno di raccoglimento, la stanchezza, non svogliarono di visitar il paese intorno chi aveva sentimento dei luoghi e delle cose. Uscendo dalla parte occidentale molti andavano in poco tempo alle rovine di Segesta, e vi si appressavano esaltandosi via via. Quelle trentasei colonne del tempio dorico rimaste in piedi come parte di un'opera incompiuta, tanto sembravano recenti; il teatro poco più in là, ispiravano una malinconia magnanima. Era mai possibile che fosse stata abitata da gente così ricca e grandiosa da aver eretto quei monumenti, una terra ora popolata quasi solo di miseri? Quelle colonne parevano vive e pensanti, quel tempio pareva aver ancora un'anima cui facesse dolore vedersi intorno caprai indifferenti, nei quali tuttavia l'uomo antico doveva starsene addormentato. Ora quei visitatori si lusingavano d'essere capitati a svegliarlo.

Etichette:

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 3:44 PM, ,




Quote depuratori, a Montebello la maglia nera


Un'indagine sui depuratori della provincia di Reggio Calabria condotta dal giornale quotidiano Calabria Ora, ha verificato che i comuni di Villa, Scilla e Montebello Jonico non pagano le quote della depurazione.
Scilla e Villa non hanno mai pagato. Nel primo comune i debiti ammontano a 232.353 Euro. A Villa non si sa.
A Montebello il comune è moroso per 105 mila Euro. Negligenze che si sommano a carenze strutturali e ai progetti sbagliati. A Montebello, l'impianto di Saline dovrebbe servire 22 mila abitanti, ma arrivano reflui per 9 mila persone. Inoltre, manca una pompa di areazione, per cui i liquami arrivano a rilento. E l'odore è insopportabile. Mancano poi i misuratori. impossibile verificare i livelli in entrata e in uscita.
L'estate si avvicina e gli assessori dell'amministrazione comunale, rischiano di non poter neanche dormire, per via dell'odore malsano che, sempre più intenso, si sprigiona dal depuratore....

Etichette:

postato da Anonimo; alle 8:45 PM, ,




Anche gli italiani all’estero votano l’Unione


Decisivi gli italiani all’estero per le sorti del governo italiano.
Il voto di essi ha dato la vittoria all’Unione al Senato, eleggendo i 4 senatori di America del Nord e Centrale (Renato Turano), America meridionale (Mirella Giai), Europa (Claudio Micheloni) e Africa-Australia-Asia-Oceania (Nino Randazzo), decisivi appunto per la maggioranza al Senato.
La destra conquista 1 solo senatore (Antonella Rebuzzi per l’Europa), mentre il sesto e ultimo senatore lo conquistano gli indipendenti dell’Associazione degli italiani in Sudamerica con Luigi Pallaro che però ha affermato che appoggerà chiunque sia al governo.
Alla Camera i seggi da assegnare erano 12 e anche quà l’Unione ha fatto la parte del leone, conquistando 6 seggi, più 1 con la lista Di Pietro. La destra ha conquistato 3 seggi con Forza Italia, 1 con la lista Italia nel mondo di Tremaglia e l’ultimo è stato raggiunto dall’Associazione indipendente degli italiani in Sudamerica.
Al Senato l’Unione è stato il primo partito con il 43,99% contro il 21,07% di Forza Italia, il 9,60% dell’Associazione italiana in Sudamerica, e il 7,21% della lista di Tremaglia.
Anche alla Camera l’Unione si è imposta con il 43,29% contro il 20,75% di Forza Italia, il 10,53% dell’Associazione italiani in Sudamerica, e il 7,51% di Italia nel mondo di Tremaglia.
Per quanto riguarda la geografia del voto, se guardiamo l’Europa, Forza Italia prevale in Bosnia con il 59% dei voti, e in Slovacchia, Romania, Bulgaria e Turchia. Sostanziale pareggio in Albania, Ucraina e Ungheria, mentre l’Unione ha vinto in Russia e nella Vecchia Europa.
In America del Sud ha vinto la lista indipendentista, che ha primeggiato in Brasile, Colombia, Ecuador, Paraguay e Uruguay. Vittorie dell’Unione si sono avute in Bolivia e Argentina, mentre in Cile e Venezuela ha vinto Forza Italia.
Nell’America del Nord l’Unione vince in Canada, mentre negli USA vittoria di stretta misura di Forza Italia con il 34,59% contro il il 34,02% dell’Unione.
In America centrale il centrodestra vince in Honduras e Costa Rica.
Per Asia-Africa-Oceania l’ago della bilancia è stato quello della comunità australiana, che consegna di fatto la vittoria all’Unione.
Il centrosinistra vince anche in Nuova Zelanda, India, Giappone, Kenia, in Cina e in Iran.
Forza Italia non ha avuto rivali nei paesi dove sono presenti le missioni militari, come Iraq e Afghanistan e in Israele.

Etichette: ,

postato da Anonimo; alle 8:21 PM, ,




Per le vie di Saline Joniche volantino anticomunista

A più di una persona la vittoria del centrosinistra alle ultime Politiche non è andata giù. Diverse le reazioni. C'è stato chi ha parlato di brogli, chiedendo di contare tutte le schede una per una. Chi vuole far tornare alle urne gli italiani all'estero. Localmente l'analisi del voto divide gli schieramenti. A Saline Joniche, invece, c'è chi ha deciso di contestare i dati affiggendo dei volantini per le vie del paese e pare finanche sull'autovettura del primo cittadino di Montebello Ionico. Fogli fotocopiati riportanti la scritta: "Meglio morto che rosso". E la firma: "R.A.C.". In formato A4 appiccicati con il nastro isolante sui pali della luce nei pressi delle scuole medie e nella zona a mare. Strane apparizioni che sono state denunciate ai carabinieri della locale stazione, diretta dal maresciallo Davide Micale. Alcune copie del volantino sono finite sulle scrivanie degli investigatori. Allo studio in particolare la firma dello stesso. Quell'acronimo R.A.C. che potrebbe trovare riscontro nel mondo della destra radicale. Rac (Rock against communism) vengono definiti i primi generi musicali delle nazi-band a livello mondiale.

gio.ve.
Tratto da "Il Quotidiano della Calabria"

Etichette:

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 1:31 PM, ,




Elezioni politiche del 9-10 aprile 2006 a Montebello

A Montebello, dei 5439 aventi diritto al voto per quanto riguarda la Camera, solo il 67,99 %, (3698) ha votato. 3515 sono stati i voti validi. Non molto diversa la situazione al Senato dove gli aventi diritto al voto erano 4797 di cui solo il 66,54% (3192) si è recato alle urne. 3013 i voti validi.
Come da previsione, l'Unione ha tenuto bene prendendo il 59,74% (2100) dei voti alla camera e il 60,01% (1808) al senato, contro il 39,77% (1398) della Casa delle Libertà alla camera e il 39,13% (1179) al senato.
Non sono mancate però le sorprese.

Forza Italia, contrariamente ad ogni aspettativa, e nonostante non abbia sezioni o esponenti politici sul territorio, con il 23,10% (812) delle preferenze alla camera e il 21,61% (651) al senato, risulta essere il primo partito a livello comunale. Non esaltanti i risultati fatti segnare da Alleanza nazionale che prende l'8,53% (257) al senato, 8,59% (302) alla camera. Meno peggio, ma sempre sotto la media nazionale l' Udc che prende il 5,11% (154) dei voti al senato e il 5,12% (180) alla camera.

Amara sorpresa per i DS che, al senato, dove si presentano da soli, crollano ricevendo solo l'8,23% (248) dei consensi. Non buona anche la performance della Margherita che deve accontentarsi del solo 10,06% (303). Migliore la prestazione dell'Ulivo che con il 21,31% (749) delle preferenze è il secondo "partito" del comune.

Di elevato livello sono invece i risultati fatti registrare da Rifondazione Comunista, 6,70% (202)delle preferenze al senato, 4,41% (155) alla camera, e dall' Udeur che con il 14,82% (521) dei voti alla camera e il 13,54% (408) al senato, non considerando l'Ulivo, risulta essere il primo partito della coalizione di centro-sinistra.

Novità assoluta, della tornata elettorale montebellese, è la notevole presenza di elettori dei Verdi che con il 4,01% (141) delle preferenze alla camera e il 7,07% (213) al senato (dove si presentavano assieme al Pdci nella coalizione Insieme con l'Unione) fanno registrare al partito degli ambientalisti, una delle migliori performance percentuali della provincia di Reggio Calabria.

Etichette:

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 12:55 PM, ,




Elezioni politiche, vittoria dell'Unione di Romano Prodi

Le elezioni politiche del 9 e 10 aprile hanno sancito, anche se di misura, l'affermazione dello schieramento di centro-sinistra guidato da Romano Prodi.
Guardando i voti per la Camera dei Deputati, che è quella più rappresentativa della popolazione, l'Unione ha ottenuto 19.001.684 voti, pari al 49,8% ottenendo 341 seggi. Aggiungendo i 7 seggi degli italiani all'estero, i seggi complessivi ammontano a 348.
La Casa delle Libertà ha conseguito 18.976.460 voti, pari al 49,7%, ottenendo 277 seggi. Aggiungendo i 4 seggi dell'Estero, i seggi complessivi della CDL salgono a 281.
Il primo partito è stato L'Ulivo (11.928.362 voti) con il 31,3%. Segue Forza Italia (9.045.384) con il 23,7%; Alleanza Nazionale (4.706.654) con il 12,3%; l'UDC (2.579.951) con il 6,8%; Rifondazione Comunista (2.229.604) con il 5,8%; La Lega (1.748.066) con il 4,6%; la Rosa nel pugno (991.049) con il 2,6%; il PdCI (884.912) con il 2,3%; Di Pietro (877.159) con il 2,3%; i Verdi (783.944) con il 2,1%; l'Udeur (534.553) con l'1,4%; i Pensionati (333.983) con lo 0,9%; DC-NPSI (285.744) con lo 0,7%; Alternativa Sociale (255.410) con lo 0,7%; la Fiamma (231.313) con lo 0,6%.
Come si può notare, la differenza è stata di 25.224 voti.
Non molti, per scatenare l'ira del Cavaliere Berlusconi, che non ha riconosciuto l'esito del voto, parlando di brogli elettorali.
Purtroppo per lui, dovrà, anche se a malincuore, sloggiare da Palazzo Chigi.
Ma i circa 25.000 voti di differenza non è il solo motivo di rammarico del Cavaliere: infatti ve ne sono altri due, escogitati proprio da Silvio per riuscire a contenerre la vittoria annunciata del centro sinistra.
Il primo è il voto degli italiani all'estero, che la Destra considerava a suo vantaggio e invece ha permesso alla coalizione di Romano Prodi di ottenere la maggioranza anche al Senato, avendo gli italiani nel mondo votato in maggioranza per il professore.
Il secondo è la legge elettorale, definita da tutti una porcheria, e anche dal ministro delle Riforme Calderoli, dopo che l'aveva votata. Ma andava bene, in quanto, nelle aspettative del Centro Destra, serviva ad ottenere un'eventuale maggioranza al Senato, anche in caso di sconfitta (sconfitta che si prevedeva per la CDL), non garantendo quindi la governabilità.
Ma il Berlusca è stato tradito anche dalla sua creatura che ha consegnato la maggioranza al Centro Sinistra anche al Senato, pur avendo la coalizione di Romano Prodi preso meno voti di quella del Cavaliere (16. 725.077 contro 17.153.256). Che tradotto in percentuale significa 50, 2 per la CDL e 156 seggi, e 48,9 per l'Unione e 158 seggi.
Un boomerang che ha steso Berlusconi.
Che non si è ricordato del proverbio: chi la fa, l'aspetti!!!

Nella foto il neoeletto Presidente del Consiglio Romano Prodi assieme ai leader dei partiti alleati

Etichette: ,

postato da Anonimo; alle 8:05 PM, ,




Miss Aeroporto dello Stretto 2006

Parte dall’aeroporto Tito Minniti di Reggio Calabria la prima Miss eletta in volo!
L’iniziativa è promossa da Beniamino Chiappetta, che da 12 anni gestisce il Concorso Miss Italia in Calabria, e dalla Sogas, la società che gestisce l’aeroporto.
Un’idea promozionale senza precedenti, per la quale si avvantaggerà l’aeroporto dello Stretto di Reggio Calabria in termini di pubblicità.
Ci sarà un’attenta selezione (3 casting effettuati su voli di linea), dopo di che si ammetteranno alla fase finale un gruppo di aspiranti Miss.
Esse si contenderanno nella sfilata decisiva, che avverrà nel mese di maggio, su un Boeing 737-500, lo scettro di Miss Aeroporto dello Stretto, la prima miss eletta in volo.
Un evento più unico che raro.
La prima Miss Aeroporto dello Stretto verrà proclamata tra le nuvole, dopo aver sfilato ad oltre 8000 metri di quota.
Questa iniziativa è di grande impatto mediatico per promuovere ulteriormente l’Aeroporto dello Stretto, in Italia e nel Mediterraneo.
Infatti, dopo il potenziamento dei voli e l’aumento continuo dei flussi di traffico, ecco adesso, per i viaggiatori, un po’ di bellezza in…volo, che serve a far parlare in positivo sempre di più di uno scalo fino a ieri dimenticato, ed oggi, grazie all’impegno dell’amministratore Pietro Fuda, in continua ascesa.
Per partecipare al casting è necessario compilare la cartolina pubblicata sul sito www.sogas.it

Nella foto Martina Colombari ex Miss Italia

Etichette: , ,

postato da Anonimo; alle 11:49 AM, ,




La luna e il lago, film TV su Raiuno girato in Sila

Domenica 9 aprile Su Raiuno, alle ore 21.00, va in onda il film La luna e il lago, la storia di due ragazzini di dieci anni in vacanza fuori stagione sulla Sila.
I due ragazzi, interpretati da due attori siciliani all'esordio TV (Matthieu Legavre, che si vede in foto e Angelo Pardo), appartengono a due mondi diversi, isolati in nuclei familiari che vivono l'assenza di una figura genitoriale: Luca non ha più la madre, Andrea vive l'assenza del padre. Nella loro amicizia trovano una via per uscire dal dolore inflitto loro dal mondo degli adulti.
Il film racconta una storia universale e la narrazione si svolge attraverso lo sguardo dei bambini, uno sguardo più forte e penetrante di quello degli adulti.
Il regista del film è Andrea Porporati ed è stato scritto da Antonio Monda e Graziano Diana, prodotto da Roberto e Matteo Levi.
Nel cast Luigi Maria Burruano, Elena Russo, Stefano Abbati, Francesco Scianna, Carolina Benvenga.
Come dice il direttore di Rai Fiction Agostino Saccà, nel film fa da sfondo il paesaggio incontaminato della Sila, dove regna la trasparenza più totale che fa nascere l'armonia con il tutto. La luna e il lago sono una sintesi primordiale, che invita a rimettere nella giusta distanza le cose nel mondo. E' una comunicazione pànica tra uomo e natura, simboleggiata dalla rinascita di chi è stato colpito dal dolore.

Nella foto il piccolo attore Matthieu Legavre

Etichette: ,

postato da Anonimo; alle 3:40 PM, ,




Furto al Comune


Nella sede del Comune, a Montebello centro, i ladri hanno fatto visita a fine marzo.
Sono entrati indisturbati in una notte tra sabato e domenica (quando gli uffici sono chiusi e non c’è anima viva), svaligiando gli uffici ubicati al primo piano, tra cui la stanza del Sindaco Nisi e quella dell’Ufficio tecnico. Sono stati rubati computer, schermi e stampanti. 6.000 Euro di danni, fanno sapere gli esperti.
Adesso si indaga da parte della stazione Carabinieri ubicata a Saline, ai comandi del maresciallo Davide Micale.
Il giornalista Natalino Licordari, scrivendo la notizia sulla Gazzetta del Sud e volendo elogiare il Sindaco Nisi, ad un certo punto perde il controllo della penna.
Leggiamo cosa egli scrive: L’amministrazione guidata dal sindaco Loris Nisi ha portato una ventata di mordinizzazione a Montebello e il computer è un mezzo molto usato dai dipendenti comunali, che sino al 1999 erano costretti a trascrivere a mano i mandati di pagamento.
Di sicuro un giornalista esperto come Licordari voleva scrivere sicuramente la parola modernizzazione e non, come ha fatto, mordinizzazione.
Quindi diamo per scontato l’errore e andiamo avanti.
Continuiamo a sentire le parole del Sindaco Loris Nisi: Sono indignato, anche perché non è tanto il danno economico quello che mi preoccupa, quanto i moltissimi dati che erano immagazzinati nei computer rubati, andati ora dispersi. Adesso ci toccherà fare un grosso lavoro, che obiettivamente ci saremmo voluti risparmiare, recuperando tutte le memorie.
E continua così: Purtroppo all’interno dell’edificio non ci sono sistemi di sicurezza e d’ora in avanti cercheremo di dotare il municipio di un dispositivo d’allarme.
Facciamo le considerazioni su quanto detto.
La modernizzazione del Sindaco, come la chiama il giornalista Licordari, ha prodotto le seguenti situazioni:
A sentire i dipendenti comunali, alcuni usano tipi di computer all’avanguardia (cioè ultimi modelli) mentre altri computer obsoleti. Che non sia una distinzione discriminatoria tra dipendenti, cioè di serie A e di serie B?
Di tutti i dati degli impiegati non si fanno copie. Bella modernizzazione!
La casa di tutti, come la chiama il Sindaco, non ha sistemi di allarme.
E poi, il giornalista Licordari, quando pensa che il computer è diventato veramente di massa, agli inizi del 1900?
Il fatto è che quella prodotta da Nisi è senz’altro una modernizzazione atipica, che soltanto il giornalista Licordari ha visto, sia pure dall’esterno.
Un’ultima considerazione. Al Sindaco non preoccupa il danno economico, e ci crediamo, visto che sono i cittadini a pagare e non lui…
Chissà se il furto era stato compiuto a casa sua…Voi dite che si preoccupava di più?

Etichette:

postato da Anonimo; alle 7:55 PM, ,




Elezioni senza preferenze: sono legittime?


Rubrica Dalla parte del consumatore, tratto dal Quotidiano della Calabria
Non vogliamo in questa breve dissertazione esprimere un giudizio complessivo sulla nuova legge elettorale, che si tradurrebbe, inevitabilmente, in un giudizio politico essendo detta legge stata promulgata su iniziativa e voto di una sola parte politica.
Vogliamo, per quel che ci compete, porre la nostra attenzione solo su una delle riforme intervenute a seguito dell’entrata in vigore della nuova normativa, vale a dire l’eliminazione delle cosiddette preferenze improprie, ossia la possibilità, nel segnare il simbolo del partito, di indicare anche il nome del candidato prescelto.
Con la nuova legge, infatti, sia al senato che al parlamento, non è più possibile indicare il proprio candidato e ci si dovrà limitare all’indicazione del partito prescelto.
Così i parlamentari verranno scelti non dal popolo ma in base all’ordine di collocazione dei candidati all’interno delle liste presentate dalle singole forze politiche.
Da più parti questa modifica ha suscitato perplessità e contestazioni, indicendo alcuni a considerarla contraria al dettato costituzionale, vediamo il perché.
L’art. 58 della Costituzione statuisce che i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto dagli elettori.
Orbene, è evidente che, nel momento in cui viene sottratto agli elettori il potere di individuare i propri candidati, viene meno quel suffragio diretto di cui parla la Costituzione.
Ed ancora, l’art. 67 sempre della nostra Carta Costituzionale, prevede che: ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita la sua funzione senza vincolo di mandato.
Appare al contrario presumibile che, con il nuovo sistema elettivo, i candidati più che rappresentare la Nazione rappresentano coloro che li hanno messi in quel posto, cioè i partiti politici.
A ben vedere, inoltre, è fortemente scemato anche l’ulteriore previsione della Costituzione, e cioè il fatto che il parlamentare eserciti la sua funzione senza vincoli di mandato.
Ed infatti, essendo il parlamentare eletto per la volontà del partito, la sua indipendenza è fortemente scemata, egli, cioè, non deve la sua elezione ai suoi elettori, ma alla segreteria del partito cui deve fedeltà ed obbedienza non solo per riconoscenza ma anche per garantirsi una futura rielezione.
Per quanto detto, ne concludiamo che forti sono i dubbi di legittimità costituzionale di questa parte della legge o, comunque, di fedeltà ai principi della Costituzione.
Certo è che, al di là di una valutazione tecnica, sulla legittimità o meno di detto passaggio normativo, resta la perplessità sul valore democratico di una simile regola che sottrae in modo quasi scandaloso il potere ai cittadini per assegnarlo alle segreterie dei partiti, quasi uno scippo di questi al danno di quelli.
In questa ottica abbiamo ritenuto di dover parlarne in una rubrica dedicata ai diritti del consumatore, come sottrazione del potere ai cittadini, come passo indietro nella democrazia reale.
Si va alle elezioni con la desolante consapevolezza che i giochi, almeno in riferimento ai candidati, siano già fatti.
L’ordine nelle liste ci dice già chi potrà e chi non potrà essere eletto. Solidarizziamo con l’ultimo nella lista dell’ultimo partito che sta là, direbbero i Napoletani, per fare allegria.
La sensazione è che allo scopo di rendere la legge elettorale il più possibile utile ai propri calcoli, i partiti politici, abbiano affinato furbizia e partorito imbecillità.
Così ecco la legge in cui, come nelle liste degli asili di una volta, si bandisce l’ordine alfabetico e si parte dai più buoni per arrivare ai cattivi. Tutto è già scritto già prima di iniziare: pensate ad un concorso in cui la graduatoria sia stilata già prima che questo venga effettuato, pensate al senso di smarrimento di quei poveri concorrenti.
Un insigne giurista in proposito ha detto: con una sorta di perversione giuridica si è discusso solo se la nuova legge elettorale era incostituzionale o no. Ma, ammettendo che sia costituzionale, basta questo a un Parlamento per far approvare una simile fesseria?
Avvocato Ciro P. Lenti

Etichette: ,

postato da Anonimo; alle 6:39 PM, ,




Adotta il voto di un immigrato

Fra poche settimane i cittadini italiani saranno chiamati a votare il nuovo governo. Circa 3 milioni di stranieri regolarmente residenti in Italia non lo potranno invece fare, nonostante rappresentino il 9% della forza lavoro, paghino tasse e contributi e/o investano soldi in Italia contribuendo alla crescita di questo paese. Per la Destra essi si materializzano solo quando fanno la fila per tre giorni davanti agli uffici postali. Di conseguenza, non è loro permesso esprimere un'opinione non solo sull'operato del governo del paese dove si dipanano le loro vite, dove investono i loro soldi, dove sognano un futuro, ma non potranno nemmeno rispondere, con lo strumento del voto, a chi li offende quotidianamente e gratuitamente. I cittadini italiani però lo possono fare. Per se stessi, innanzitutto. Ma anche per i loro vicini di casa o per i loro colleghi di lavoro stranieri che vivono nello stesso paese, svolgono gli stessi lavori, pagano le stesse tasse, aiutano i propri familiari nei paesi di origine mentre subiscono ogni tipo di insulto e di angheria, ogni tipo di ricatto e di sfruttamento garantito e perpetuato da leggi che i cittadini italiani stessi possono cambiare. La possibilità di ritrovarsi per altri cinque anni alla mercé della Lega e delle svariate espressioni neofasciste che sono confluite ultimamente nella coalizione della Destra, mi riempie di orrore per le nostre esistenze, i nostri investimenti materiali e affettivi e il nostro stesso diritto alla vita in questo paese. Ma quello che mi preoccupa ancora di più è vedere alcuni cittadini italiani - di sinistra o vicini ai suoi ideali - esternare la loro volontà di astenersi dal voto mentre intere popolazioni vengono bombardate dalle Destre proprio con la scusa di regalare loro questo diritto. L’astensione è una prospettiva orribile per chi deve subire una miriade di provvedimenti e di esternazioni a dir poco umilianti senza possibilità di cambiare le cose in meglio per sé stesso e per tutti. Ritengo che le idee espresse nel programma dell'Unione in materia di immigrazione siano un balsamo capace di lenire ferite che rischiano di incancrenirsi irrimediabilmente. Quindi, cari amici italiani, se non volete votare per voi stessi, fatelo almeno per noi. Se non avete a cuore i vostri interessi, abbiate pietà almeno delle nostre esistenze, della nostra dignità umana calpestata ogni santo giorno. Adottate i nostri voti e quelli dei nostri figli. Andate a votare, per il bene dell'Italia.

Sherif El Sebaie, Il Manifesto, P.12

Etichette: ,

postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 9:18 PM, ,