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Un giorno di processione

Ricordo semiletterario di un cittadino liberale e fossatese

Otto Settembre. Potrebbe sembrare un giorno come tutti gli altri, invece no. Dici otto Settembre e ti viene in mente l'armistizio, il famoso tutti a casa, la Repubblica, la Resistenza, la Madonna di Scutari. Giorno di processione, rito di antichi padri severi e contadini, si lasciano da parte critiche, malintesi, si entra in un clima di festa morale e spirituale, il paese è unito così come volevo che fosse, almeno per un giorno. Si prepara la Vara, con scrupolo, il sentimento è quello di orgoglio,ognuno sa di trasportare la sacra effige onorando un rito che dura da anni nella memoria delle genti fossatesi. E' il meridione della magna grecia, il meridione dei braccianti e dei contadini è il meridione della gente che soffre, è il meridione del cristianesimo e dei santi in processione,è un meridione di latente e orgoglioso spirito intraprendente e fiero. Esce la Patrona e il popolo è pervaso da profondo sentimento di commozione, anche chi non è cattolico o ateo non può non provare dentro di se un minimo di fossatesità vera nel vedere il rito degli antichi padri. A stento si trattengono le lacrime mentre la musica è solenne. Il popolo si raccoglie nelle vie come in uno stranno picchetto religioso, si segna, bacia e invoca grazia. E' la Madonna del Buon Consiglio, una Madonna appropriata per i Fossatesi che ti consigli ne hanno bisogno e davvero tanti per giunta, ma non fa niente, una madonna viene consegnata al suo popolo ed è questo che conta, è questo che mi fa amare e commuovere fino allo sfinimento. Donne, vecchi, bambini, adolescenti, di qualunque strato sociale, rendono omaggio alle proprie tradizioni, al proprio senso di appartenenza religiosa, alla propria storia, alle proprie fatiche,ai propri fratelli di paese. Mi convinco che a Fossato lo spirito di appartenenza non puo' essere sganciato dai paramenti delle radici cristiane e meridionali, in fondo Cristo e Marx dicevano le stesse cose, penso. Avanti fino al rione Filanda, di fresco restaurato, tra le vie escono orgogliosi e credenti filandoti Fossatesi, la Filanda la famosa e vecchia città del vaticano che mai aveva deluso lo spirito cattolico, qualcuno piange a dirotto, ognuno sa la propria difficoltà del misterioso e pavesiano mestiere di vivere. Usciamo dalla filanda e passiamo dal Portone, ancora emerge l'antichità tra le rovine, ruderi di palazzo Guarna maestosi, la fila umana si ingrossa e si sale su per la famigerata salita dell' avvocato Sgrò, salita impegnativa, un pensiero va pure a lui che storicamente fu fascista ma anche democristiano, ma fu soprattutto Fossatese e liberale consacrandosi per il bene di quel proprio popolo che ha aiutato. Righe sono queste senza senso politico, perchè almeno la tradizioni politica non hanno, e nemmeno i personaggi citati che vedo nel loro intimo piuttosto che nel ruolo di reggenti, almeno in questo otto settembre che è giorno di Madonna ma anche giorno di armistizio politico e sociale, amen e così sia almeno per oggi. Su per Giandone e Via Dei Martiri ,il mio rione, un tempo roccaforte di comunisti, adesso invece roccaforte di gente liberale e cattolica, il mio rione non delude, via dunque lungo il passo, al trivio, e salendo su per Branchino sulle strade degli antichi padri, si vedono gli ulivi simbolo di pace e concordia, si vedono le terre simbolo di lavoro, si vedono vecchi frantoi, è questa Madonna la protettrice dei trappetari, gli alberi osservano di anno in anno e vedono ancora un popolo che come un fiume in piena attraversa torrenti e difficoltà per onorare ciò che resta di un mondo che mondo non è più. Urgheri. Luogo di acque e di canali, l'etimologia araba GARGARAT e il gorgoglio a cui rimanda, vecchie case di periodo Borbonico, maestose e imponenti, passiamo pure da lì, rendiamo omaggio alla parca mensa e alla morigeratezza dei fossatesi che quel rito vollero e tramandarono, rendiamo omaggio alla vecchia e buona filosofia che quelle mura traspirano, nessuno manca nella mente dei Fossatesi buoni, e tutti ricordano il Fossato meritevole della propria storia, che ha fatto la storia,quel Fossato saggio e di garbati costumi. Sgombra è la mente dalle vanità del mondo, dalla tragedia, dalla fuligine della rabbia sociale e dal nero luttuoso della lotta tra poveri che domani forse privatamente imperverserà nella cavità cardiaca di ognuno, ma per oggi solo ricordi e buone tradizioni. La curva, si gira la vara verso il cimitero, suona il silenzio. Momento di alto sentire. Ognuno pensa ai trapassati, anche io, penso a Fossatesi che morirono e vissero per il proprio paese, ai partigiani, alle vittime di tutte le guerre del mondo, ai morti fossatesi sul lavoro, morti anche questi per necessità, agli emigranti che vissero male il peso della terra straniera e che almeno in eterno a Perarella si sentiranno a casa, penso a loro,all'otto settembre. Più avanti un indiano si fa il segno della croce è la Madonna di tutti, dei poveri e delle sofferenze del mondo. Mi giro per un attimo intravedo un vecchio partigiano in bastone, l'otto settembre costui assisteva i superstiti della campagna di Russia e la guerra era al termine, o quasi. Penso a cugino Girolamo, a Carmelo Aquilino, a don Peppe Sgro, a Carmelo il tintore, al nonno Angelo, al nonno Nino, al medico Ciccio, al medico Calabrò, alle facce belle che tramandavano con opere e parole un paese in un clima di sogno bambinesco e don chisciottesco ,che non ci stanno più, anche loro sono nell' olimpo dei padri buoni di pagana memoria.
La casa del mericano, la processione passa pure da lì, come da tradizione, quando c'era il papà di Giuseppe il tricolore sventolava solenne, partigiano pure lui,anche lui l'otto settembre sbandato. Avanti, lungo tutti i rioni e per tutto il tempo che c'è, tra inni religiosi, santi rosarii, e piedi scalzi di pie donne su pietre. Fossatello, allestito anch'esso, vinede maestose della mia gente, San Luca altissimo e di case su pietra, Serro. Casaluccio, l'asilo. Si pensa a Don Angelo anche lui un fossatese, nel bene o nel male, anche lui alla storia, anche lui al giudizio della memoria, anche lui nelle menti. Su per la Torre, maestosa e imponente di baronie forse galanti, forse nobili, orgoglio o forse croce e delizia di un passato duosiciliano,la torre, simbolo nostro e del nostro passato. Messa e chiusura finale. Ritorna il popolo a casa, oggi è andata così uniti nel ricordo e nella memoria uniti nella storia e nella tradizione, domani è giorno di "mercato" di vita di sempre, domani però,oggi armistizio paesano. Un ultima cosa, non si offendano personaggi pur degni non citati poichè l'ammanco è solo frutto della sbadataggine pur sempre umana del sottoscritto che nel suo immaginario almeno vide per un giorno un paese unito. Grazie.
Principato Domenico

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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 12:50 PM,

1 Comments:

At 11:05 PM, Anonymous Anonimo said...

Bello, anzi bellissimo. E' lo spirito di tutti noi, ma che l'armistizio continui e non sia solo
una ricorrenza storica o meno. Menidoco

 

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