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Morire in Afghanistan all'ora del tg: paura e dolore per migliaia di famiglie

Il Tg1 delle 13.30 è iniziato da pochissimo, il conduttore annuncia una tragedia “battuta ora dalle agenzie: un soldato italiano in Afghanistan è stato ucciso in un agguato e un altro è rimasto gravemente ferito. E’ successo a 70 chilometri da Kabul. Per il momento non ci sono altri particolari”. Mi si ghiaccia il sangue, per quei due nostri soldati, certo, ma immediatamente il pensiero va anche alle migliaia di famiglie che hanno un figlio, un congiunto nel contingente italiano in Afghanistan. Ciascuna di quelle madri, ogni padre, ogni fratello o sorella, ogni moglie, ogni bambino che sa laggiù il suo papà, pensano: dio, dio fa che non sia lui, ma intanto la paura è piombata nei loro cuori, l’angoscia, il terrore, le lacrime, magari anche qualche malore. Quel soldato morto può essere chiunque visto che ancora non ha un nome e un cognome.
Ma si possono dare in questo modo le notizie? Si possono dare brandelli di notizie al telegiornale più seguito di quest’ora gettando nello sconforto, ripeto, migliaia e migliaia di famiglie, decine di migliaia di persone?
Poco dopo un ‘aggiornamento’: il soldato morto e quello ferito sono stati colpiti da colpi di arma da fuoco. Tutto qui. Interessante saperlo per le famiglie di cui sopra! Segue un collegamento con un qualche generale o simile che non aggiunge niente di nuovo, ripete solo che un ragazzo è morto e l’altro è ferito. Perché non dicono i nomi? Qualcuno dirà: perché le famiglie non sono ancora state avvertite. Bene, benissimo, allora gettiamo nella disperazione tutti coloro che hanno un parente laggiù? Oppure al contrario, le famiglie sono già state avvertite e allora ditelo in modo che le altre possano rassicurarsi e sintonizzarsi su un’umana solidarietà verso i colpiti. Altrimenti tacete tacete tacete finché le cose non saranno state risolte nel modo giusto: avvertite le famiglie delle vittime, a questo punto si possono fare i nomi dei soldati, si può informare in modo completo e etico senza costringere nel dolore inutilmente tanta gente come è successo oggi.

Tratto dal Blog Vorrei dire ma non oso di Rossella Martina

Conflitto a fuoco vicino a Kabul.Ucciso un militare italiano, ferito un maresciallo di Montecassiano

Un militare italiano è morto e un altro è rimasto leggermente ferito nel corso di sco ntri a Rudbar, nelle vicinanze di Kabul, in una zona sotto responsabilità italiana. La vittima è il Primo Maresciallo Giovanni Pezzulo, del Cimic Group South di Motta di Livenza. E' dell'esercito anche il compagno ferito in modo lieve, che si è già messo in contatto con i familiari per rassicurarli sulle sue condizioni: si tratta del maresciallo Enrico Mercuri, di 31 anni.Mercuri, originario di Montecassiano (in provincia di Macerata).

Lo ha confermato il Comando militare dell'Esercito Marche ad Ancona. Mercuri, in servizio presso il 4/o Reggimento Alpini Paracadutisti di Bolzano, ha già telefonato alla famiglia nelle Marche, per rassicurarla sulle sue condizioni. Il generale Pippo Filipponi, che proprio oggi si è insediato alla guida del Comando militare Marche, si è recato a Montecassiano per incontrare i familiari dell'alpino. I militari finiti nel mirino di un gruppo di "elementi armati ostili", ribadiscono dalla Difesa, erano impegnati in "attività di distribuzione di viveri e vestiario alla popolazione della zona". ''Mio fratello ci ha chiamato per rassicurarci, sembra che stia bene, e questo è tutto''. Così Luigi Mercuri, il fratello di Enrico. Nel pomeriggio i Talebani hanno rivendicato l'attentato a sud di Kabul in cui è morto il maresciallo Giovanni Pezzullo. In una telefonata alla France Presse, un portavoce, Zabihullah Mujahed, ha spiegato che sono stati i guerriglieri del movimento fondamentalista ad attaccare i militari della task force a Surobi.

Tratto da "Il Resto del Carlino"

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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 11:41 PM,

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