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Fossato Ionico, 8 settembre 2007

Nella giornata dedicata alla Beata Vergine del Buon Consiglio, patrona del paese e legittima “proprietaria”, assieme alla comunità parrocchiale, della parrocchia ad Ella intestata, ci si sveglia al mattino con il classico suono della sveglia o con il segnale orario dei telefonini, niente spari di mortaretti, niente banda musicale per le vie del paese, niente palco in piazza. Eppure oltre ai fondi concessi dal comune e da altri enti, c’erano quelli che la commissione festa ha raccolto bussando alle porte dei cittadini. Nonostante ciò, per il secondo anno consecutivo, niente di niente oltre alla celebrazione delle due S. Messe e della mezza processione. Ancora una volta dunque addio tradizioni? Forse no! Un ritorno alla tradizione, infatti, c’è stato con la restituzione della fascia tricolore al legittimo proprietario: il Sindaco, che ha sfilato per le vie del paese sotto una leggera pioggerellina, considerata dai più una “divina benedizione” sulla pecorella smarrita che torna all'ovile e, tangibile segnale che la voce del Parroco, anche se in modo flebile, arriva fin nell’alto dei cieli. “Speriamo che piova” aveva esclamato il sacerdote dall’alto dell’altare, prima che la processione partisse, e pioggia fu, ma talmente dolce da non ostacolare la processione e non richiedere nemmeno il rientro anticipato della stessa. Perché mai invocare la pioggia su un popolo che si accingeva a festeggiare la propria Patrona? Forse perché, a torto, si ritiene tale popolo degno solo di espiazione? Non me ne voglia il Sacerdote se attraverso il blog trasmetto il mio punto di vista. Ognuno usa i mezzi che ha. Io sfrutto l’ospitalità gentilmente fornitami dal blog, cosciente che la chiesa è un luogo consacrato alla celebrazione della S. Messa, alla lettura e al commento del S. Vangelo e non un’agorà per dissertazioni o comizi. Questa è la libertà di pensiero, fondamento della Democrazia, o meglio, di quella parte di Democrazia che ancora resiste ai colpi di cannone cui viene continuamente sottoposta. All’uomo non chiedo di voltare l’altra guancia, ma al Sacerdote ricordo che non tocca a Lui predicare odio e vendetta. Il pastore predica pace e amore, stringe tutte le mani anche quelle che gli appaiono o gli fanno apparire sporche, si confronta con tutta la comunità, dimentica l’io e il tu perché il noi è più bello, ama tutta la comunità e da tutta la comunità vuol essere amato, ma soprattutto sa bene che è l’esempio a contare e non le prediche.

Cordialia saluti

Mara Dona

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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 3:24 PM,

1 Comments:

At 9:04 AM, Anonymous Anonimo said...

Condivido totalmente il post di Mara Dona...e lancio una piccola "frecciatina"..il Caro Vescovo Monsignor Mondello, si è mai chiesto l'operato dei parroci del Comune di Montebello?A Fossato c'è Don Carmelo che fà, anzi disfa a piacere suo, e a Saline c'è Don Paolo che non è di meno (PS vedi casa canonica lussosa)....

 

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