www.montebelloblognwes.com - Tutto quello che accade a Montebello Ionico e ... molto altro ancora.

 



Il Calcio italiano nella bufera: Luciano Moggi a capo della Cupola della corruzione che truccava i campionati

La corruzione invade i sogni, il tifo e le passioni degli sportivi italiani

Ci avevano detto che per vincere bastavano le magie di Del Piero e le finte di Nedved, le parate di Buffon e le fughe di Zambrotta.
E qualsiasi persona che amava il calcio, non aveva motivo per non credere, anche perché lo sport più bello, per gli sportivi, i tifosi e gli appassionati, era sinonimo di purezza, di sogno magico e non poteva essere raggiunto dalla contaminazione dell'imbroglio, della falsità e del trucco.
No, non è così, purtroppo! Ci siamo sbagliati! Quello che credevamo è stata un’illusione! Un’amara sorpresa che ha trafitto il sogno pulito di milioni di italiani e dell’opinione pubblica e sportiva mondiale. Una vergogna nazionale che non ha uguali nel mondo sportivo del globo.
La Juventus, la più gloriosa società italiana e una delle più gloriose a livello mondiale, quella dei 7 scudetti negli ultimi 12 anni, non era una armata invincibile di campioni, ma un mezzo nelle mani di una cupola di falsari, che reggevano le fila sporche del calcio italiano.
Sei uomini senza ritegno e con tutte le macchie del peccato possibile ed immaginabile, condizionavano il campionato italiano di calcio: chi non si allineava e non ubbidiva agli ordini, veniva escluso dal giro e la sua carriera stoppata. Ecco i nomi della Cupola:
LUCIANO MOGGI, 69 anni, di Monticiano (Siena), Direttore generale della Juventus. Il Boss.
ANTONIO GIRAUDO, 60 anni, torinese, Amministratore delegato della Juventus. La spalla del Boss. (Nella foto la Spalla e il Boss)
PAOLO BERGAMO, 63 ANNI, livornese, ex designatore arbitrale. Collaboratore del Boss.
PIERLUIGI PAIRETTO, 54 anni, torinese, ex designatore arbitrale. Collaboratore del Boss.
MASSIMO DE SANTIS, 44 anni, di Tivoli, arbitro internazionale. Collaboratore del Boss.
INNOCENZO MAZZINI, 51 anni, fiorentino, vicepresidente della Federcalcio. Collaboratore del Boss.
Tutti questi sei personaggi truffaldini, che si muovevano in sintonia, si sono dimessi dai rispettivi incarichi. L’arbitro De Santis che doveva andare ai mondiali a rappresentare l’Italia, li guarderà dalla TV.
Le società di calcio coinvolte dall’inchiesta dei magistrati sono: JUVENTUS, MILAN, FIORENTINA E LAZIO.
Tra le teste cadute, anche il capo degli 007 federali: il Generale di Corpo d’Armata e numero due della Guardia di Finanza, Italo Pappa. Il Capo dell’Ufficio indagini, voluto dal Presidente del Coni Gianni Petrucci nel 2001, ha insabbiato, in armonia con il sistema di corruttela, tutte le inchieste sul calcio che sono passate al suo vaglio.
Questa associazione per delinquere condizionava tutto il calcio italiano: la piovra allargava i suoi tentacoli ovunque: in campo, nel mondo arbitrale, nei palazzi della Federcalcio, nelle stanze del calciomercato, nelle redazioni dei giornali e televisive, nelle moviole. In tutti questi settori Luciano Lucky Moggi riusciva ad intervenire. Si intrometteva anche sulle scelte del CT della Nazionale Marcello Lippi, per non convocare qualche giocatore, o spedirlo in panchina.
Gli arbitri erano sotto controllo per mezzo dei due designatori Bergamo e Pairetto e dell’arbitro in servizio effettivo De Santis, il referente di Moggi, che addestrava gli arbitri a comportarsi in un certo modo, seguendo gli ordini della Cupola.
Mazzini serviva per manovrare il Palazzo del calcio, con l’accondiscendenza del Presidente federale Franco Carraro, anche egli investito dalla bufera e costretto alle dimissioni; al suo posto il nuovo Commissario della FIGC Guido Rossi avrà il compito di fare pulizia da tutta la sporcizia prodotta fino adesso dalla Cupola del pallone.
La Cupola agiva pure nei massa media, specialmente la TV, per controllare moviole e moviolisti, primo fra tutti l’ex arbitro ed ex designatore Fabio Baldas e conduttori sportivi, come Aldo Biscardi, che veniva ammorbidito dalle telefonate di Lucky Luciano Moggi. Anche Biscardi ha dovuto lasciare la conduzione del suo programma ed andare in pensione, dopo lo scandalo che ha coinvolto il suo Processo su LA 7.
Ma oltre al commissariamento del Calcio, arriva dal nuovo governo Prodi anche la nascita del Ministero dello Sport, che viene affidato a Giovanna Meandri, che subito dichiara: Bisogna ridare onore al calcio! Uno schiaffo anche al CONI, che ha il compito di vigilare sullo sport italiano, ma è rimasto imbrigliato nei tentacoli della Cupola moggiana (cioè di Moggi) e quindi inerme nei confronti dei personaggi squallidi che reggevano le fila sporche del Palazzo.
La Cupola aveva gli agganci giusti anche nel mercato, costituendo una società dei procuratori sportivi, la GEA, con a capo, guarda caso, il figlio di Moggi, Alessandro. Questa società, sotto il diretto controllo di Luciano Moggi, controllava 3 presidenti di società, 28 dirigenti, 29 allenatori, 262 giocatori, dalla serie A alla serie C, una posizione dominante nel mercato che gli garantiva ogni intervento a fini illeciti. All’interno della GEA lavorava il figlio del CT della Nazionale, Davide Lippi.
Luciano Moggi gestiva anche un ampio parco macchine della Fiat che venivano vendute con un consistente sconto o regalate a favore di soggetti individuati da Moggi secondo i suoi interessi.
Luciano Moggi, per conservare lo status quo nel sistema calcio che aveva costruito con tanti sacrifici ed impegno, ha pilotato le elezioni per il Presidente federale, per far conservare il posto a Carraro e Galliani, che erano dentro il sistema e parte integrante.
Nella disponibilità di Moggi vi erano anche dei viaggi al seguito della Juve per i soggetti da ammansire, con spese comprensive di aereo, albergo, e biglietto per le partite.
Tutti i personaggi importanti chiamavano Moggi: anche il Ministro dell’interno Pisanu per aiutare la sua Torres di Sassari che, dopo quella chiamata (miracoli del calcio) vinse in trasferta dopo 2 anni senza vittorie. Allora è proprio vero che una telefonata allunga la…vita calcistica!
Chi non ubbidiva alla Cupola non aveva scampo: gli veniva troncata la carriera, quindi se si trattava di un giocatore egli non trovava più squadra, se allenatore non allenava, se incappava un arbitro, si poteva scordare la serie A o le partite internazionali. La Cupola non perdonava.
Le inchieste della Magistratura raccontano di campionati truccati, partite combinate, bilanci delle società falsati, somme di milioni di Euro dati in nero ai calciatori plurimiliardari, e disegnano una rete affaristica nata e cresciuta all’ombra del conflitto d’interessi.
Che squallore! Adesso la gente comune, sportiva e non, reclama: PULIZIA!!!

Nella foto Luciano Moggi

Etichette: ,

postato da Anonimo; alle 10:48 PM,

0 Comments:

Posta un commento

<< Home