Al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci con l’XI edizione della premiazione ai vincitori della borsa di studio “Antonino Scopelliti”. Due ore o più per approfondire il pensiero degli studenti su giustizia e la legalità, per dare un riconoscimento alle idee dei ragazzi, sviluppate attraverso la realizzazione di diversi elaborati. Molte le autorità presenti, tra le tante anche il Sindaco, Giuseppe Scopelliti; Daniela De Blasio, Consigliera di pari opportunità; l’Assessore ai beni culturali e ai grandi eventi, Antonella Freno. Tra gli scritti degli studenti della scuola superiore la “Voglia di vivere la legalità” si è fatta sentire sul tema delle morti bianche. “…Come è proprio dei fenomeni mediatici, presto i riflettori si spengono, il problema delle morti bianche passa gradualmente in secondo piano, fino a ripiombare nel silenzio.” Così ha scritto Matteo Scopelliti, uno dei partecipanti alla premiazione. L’Italia, si sa, è la prima in classifica tra i paesi europei per il numero d’incidenti sul lavoro, condizione non più tollerabile, e gli studenti questo concetto lo hanno assimilato ed evidenziato in modo diretto. E se troppo in fretta fatti importanti, come le morti bianche, vengono dimenticati, in questa serata, fondamentale, per non dimenticare anche vittime della mafia, è stata la presenza, alla scuola da Vinci, di Rosetta Scopelliti ideatrice, assieme alla sua “Fondazione Antonino Scopelliti” (associazione no-profit antimafia), della borsa di studio nata per ricordare il senso e la forza del coraggio di chi ha pagato per non aver “assolto” le colpe della mafia. Per non dimenticare il giudice Scopelliti, ucciso per cinque miliardi rifiutati, morto per aver negato la sua paura, alla Mafia. Scopelliti, “il giudice solo”, uomo colpevole per non aver messo da parte il suo impegno morale, è stato assassinato quando ancora: “Stava preparando il rigetto dei ricorsi per Cassazione avanzati dalle difese dei più pericolosi esponenti mafiosi condannati nel primo maxiprocesso a Cosa Nostra.” Fu proprio lui che il 9 agosto 1991 pagò per il suo voler essere diverso rispetto alla corruzione di quel potere infetto, malato che si chiama Mafia. Fu un agguato nella sua terra, la Calabria, ad eliminarlo, nella provinciale tra Villa San Giovanni e Campo Calabro, due colpi di arma da fuoco partirono da una macchina che si accostò a quella del giudice, un terzo colpo, quello definitivo, partì da una Walter P 38 e il giudice “perse” la sua vita. Questo fu il modo della mafia per intaccare e colpire un pezzo di legalità nel nostro paese. E ancora oggi, come la stessa Rosetta, sorella del magistrato, ha affermato: "I colpevoli non si trovano, non hanno nome." Invece, il nome del magistrato, Antonino Scopelliti, questa sera ha fatto da padrone nel ricordare la forza di quella legalità che se anche troppo spesso si sente scoraggiata e sconfitta rimane pur sempre al di sopra di ogni forma di violazione atta a corrodere la coscienza e i diritti altrui. Questa l’aria che si è respirata dentro l’aula magna dello Scientifico Leonardo da Vinci. Clima che ha spazzato via la comprensibile paura di una disfatta del panorama italiano…
Cristina Turano
Tratto da www.strill.it
Nella foto il giudice Antonino Scopelliti assassinato dalla mafia il 9 agosto 1991
Etichette: Cronaca, In Calabria
postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 8:22 PM,
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