Il caso Fortugno ha investito la discussione nel Consiglio regionale della Calabria, dopo le recenti incriminazioni dei presunti mandanti dell'omicidio. E non poteva essere altrimenti.
Il caso Fortugno non può essere lasciato alla sola attività degli inquirenti, ma deve trovare risposte anche nel mondo della politica.
Spiega il Presidente del Consiglio regionale, On. Giuseppe Bova: Allo stato degli atti, i presunti mandanti risulterebbero accusati di un crimine che avrebbe trovato ragione nella volontà di interferire nella composizione di questa Assemblea elettiva.
In pratica il Presidente prende atto che chi ha assassinato Fortugno intendeva selezionare, manu militari, la composizione della massima assemblea elettiva della nostra regione.
Alla luce di tutto ciò, risulta evidente che le responsabilita personali devono essere lasciate alla magistratura ed alle forze di polizia, ma il dato politico rimane e se ne devono fare carico le istituzioni calabresi.
Prosegue l'intervento del Presidente del Consiglio regionale, On. Giuseppe Bova: Dalle carte della magistratura inquirente emerge che nessuno dei consiglieri regionali è coinvolto a quell'atto infame, nessun avviso di garanzia e nessun consigliere iscritto nel registro degli indagati. Crea è innocente. Ma per quanto riguarda i mandanti del feroce assassinio, uno è sostenitore elettorale di Crea e l'altro per alcuni mesi è stato occupato nella struttura speciale dello stesso consigliere. Il punto è, se il Consiglio poteva stare inerte a tutto questo.
E da quì ha tratto spunto la richiesta di ricorrere ad una risposta che è l'autosospensione da ogni attività consiliare regionale.
Domenico Crea, invece, non ha gradito dare seguito alla richiesta pressante del mondo politico, e si è autosospeso dal suo partito, la Margherita, ma non ha lasciato, fino a questo momento, il suo posto di consigliere regionale.
postato da Anonimo; alle 8:13 PM,
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