IL CLORO DEL CLERO
domenica 6 maggio 2007
Quando i prelati invitano alla teocrazia, offendono, e crocifiggono lo stato laico.
Bene, a questo punto arrivati vorrei dire qualche cosa a proposito dell'ultimo articolo di Cinzia Frassi. Come si è notato è da molte settimane che non manifesto la mia opinione di libero cittadino. Il silenzio di questi giorni nasce da una attenta riflessione sulla situazione sociale e politica di questi strani giorni. Vorrei prendere parola infatti su una grandissima (nonché annosa) questione, quella, appunto, delle opinioni della chiesa cattolica in merito alla situazione sociale e democratica del nostro paese. Prima di fare questa prolusione mi sembra corretto tuttavia esprimere da persona civile la mia solidarietà a monsignor Bagnasco, una solidarietà che non nasce dal ruolo ricoperto dal porporato (quasi dovessimo portare verso i suoi confronti una subordinazione da uomo in divisa tendenti a catalogarlo come censore dei nostri tempi), bensì dal semplice e civil fatto che anche l'alto prelato è cittadino italiano. Gli atti intimidatori contro la sua persona vanno senz'altro condannati per due motivi. Il primo è che non ci si può permettere di fare del terrorismo una sorta di tribunale di inquisizione dello stato laico, poiché si sa che l'inquisizione sta alla chiesa come i gulag stanno a Stalin. Il secondo è che ogni uomo forte delle prime idee e dei propri convincimenti non ricorre all'arma della paura, ma ricorre all'arma della dialettica, cosa che mi pare molto più potente rispetto alle intimidazioni, le quali sortiscono l'effetto di rafforzare le posizioni di coloro che errano in buona fede sol perchè sono vittime della violenza. Quando le persone diventano martiri inevitabilmente e per motivi inspiegabili finiscono per avere ragione anche nel propagandare tesi erronee (si veda il caso del filosofo Gentile, che reo di essere uno dei teorici del partito fascista dal punto di vista culturale venne riabilitato dalle destre estreme soprattutto per il fatto di essere stato assassinato da un gruppo partigiano in circostanze poco note e mai del tutto chiarite,in realtà del pensiero di Gentile si discute in maniera sempliciotta poiché si guarda più al suo martirio che all'idea sua)
Ho appena detto che se Bagnasco è cittadino italiano allora si potrà dire che egli è nel pieno diritto di dire e fare ciò che vuole, fin qui nessun dubbio, ma bisogna guardare all'ufficio che egli ricopre. Se la sua carica fosse inerente alle tipiche mansioni cui è destinata (così come del resto quella del Papa) nessuno avrebbe nulla da obiettare. E non si direbbe nulla se questi signori continuassero a predicare (così come insegna il cristianesimo) per l'uguaglianza dell'individuo per la libertà dei popoli, contro la fame nel mondo (sono infatti valori universali che vanno al di là del colore politico,della religione,che nascono dal filantropismo di matrice illuministica, insomma regole del buon governo,idee su cui si basano o si dovrebbero basare tutti i moderni stati).
In realtà cosa succede? Succede che molto spesso ci si dimentica che all'interno della Repubblica esistono due stati indipendenti: quello italiano e la santa sede. E niente e nessuno potrebbe incidere affinché l'uno intervenga sulle questioni dell'altro, pena: il rischio di non distinguere tra potere temporale e potere spirituale, di convincere i porporati che dove si curano le cose dell'anima si ha potere sufficiente per intervenire sulla gestione della cosa pubblica, sulle leggi, che come si sa sono figli di principi UNIVERSALI RAZIONALI, e non figli di principi universali spiritual-teocratici. Ora, per rispondere a quanto accaduto, dopo i giorni del primo del primo maggio, a ritenersi offesa non deve essere la chiesa. Di che cosa bisogna parlare se un cittadino del proprio stato non ha diritto di espressione? Quale satira bisogna fare, se i politici censurano e la chiesa trova il peccato e la blasfemia anche quando si parla di entità terrene? Eppure la questione sarebbe semplice e logica, di una logicità da rendere nervosi e offesi!
Mi si permetta di arrivare al dunque tramite una pagina del Boccaccio. In una novella un personaggio del decamerone dice ad alcuni che non lo vedevano di buon occhio: "signori a casa vostra potete dirmi ciò che piace."
Dunque succede che se un cittadino italiano dice "a casa propria" ciò che gli piace, egli è in sintonia con la libera espressione del pensiero, ugualmente (ma non esattamente corretto sotto il profilo etico) potrebbe fare la chiesa e i loro organi dentro il loro stato senza avere la presunzione di insistere ad avere pretese nelle leggi di altri stati, poiché si sa, una normativa può non piacere, ma ognuno rimane sempre padrone in casa propria. Sembra un concetto strano però mi spiego meglio e chiedo scusa al lettore. Lo stesso potere mediatico del papa e dei cardinali nell'esercizio delle loro funzioni (potere di ingerenza negli affari dello stato e contro la salute democratica), non è (per ragioni di etica repubblica) neppure concesso all'interno degli stessi organi dello stato. Un presidente della Repubblica non è mai entrato in una camera o nell'altra. Un presidente della Repubblica non viene rieletto due volte (e si ricordi il caso Ciampi) proprio per non inibire, neppure concettualmente, la funzione delle camere, l'etica repubblicana non consente al presidente di prendere parola per argomenti che non siano di interesse generali alla nazione, allo stesso si evitano anche atti che martellino l'equilibrio dei pesi e dei contrappesi dello stato. Eppure mentre correttamente Ciampi non aveva un doppio mandato e Napolitano non può entrare in nessun ramo del parlamento, un giorno, a Montecitorio si faceva entrare Giovanni Paolo II. Quel giorno molti onorevoli uscirono dall'aula, non che avessero nulla di personale col defunto papa, ma si ledeva il laicismo su cui ogni stato si basa.
Quella non era forse violenza alle istituzioni politiche e democratiche? Violenza fatta dai politici stessi che lo invitarono e dal papa che con molta educazione non rifiutò l'incontro. Mentre è terrorismo dire che la chiesa è antica, che la chiesa celebra i funerali a un dittatore e non invece a chi sceglie l'eutanasia clendestina, nessuno crede che è contro i principi dell'epoca nostra far entrare il papa presso la camera dei deputati e sederlo al posto del presidente (cosa che crea un certo imbarazzo se si pensa che sono presenti altre autorità religiose, tipo il Dalai Lama, a cui non è stato riservato lo stesso trattamento). La cosa che più inorridisce è tale domanda: se la chiesa è forte del proprio potere sui fedeli perché deve dire che un disegno di legge sui DICO è immorale? Io da laico, non mi vergogno a dirlo, sono più libertario! La sacra libertà delle leggi e dell'individuo consta nel pensare diversamente senza per questo inceppare la democrazia e impedirne il corso in forza di concezioni oscurantiste non pragmatiche che ne ostacolino lo sviluppo (cosa che purtroppo si vede negli inserimenti dei dottori della dottrina cattolica) . L'uomo non ha bisogno di pulpiti e di prediche specialmente se limitano la libertà di ognuno. Il fatto è che la chiesa ha svilito il suo potere di controllo sulle masse e sta tornando alla carica a suon di politica e politici. (Andate infatti a vedere quanti mani sozze e luride si stringono in chiesa e quante ostie finiscono nelle viscere di chi sfrutta l'uomo per l'uomo. Una parte della chiesa non ha più niente da dire spiritualmente e cerca di intrufolarsi presso gli apparati dello stato quando i fedeli non ascoltano o se ascoltano fanno tutt'altro, quasi come una lobby). La laicità ne risente giorno per giorno, lei proprio lei che tiene in vita la libertà dell'uomo nel porsi domande sul proprio destino trascendentale, lei che fa convivere le religioni viene tradita dalla religione stessa. Io non ho ancora perdonato l'intrusione sul referendum per le staminali, non ho sopportato le polemiche su Welby (anche se Giovanni Paolo II in persona rifiutò le cure quando capì di essere giunto, ma si sa che certi cattolici tengono conto degli esempi che piacciono a loro).
Consentitemi in chiusura che nulla ho di personale contro i prelati, ma vi è quel motto che dice "Libera chiesa, in libero stato" che deve essere rispettato e che per nulla al mondo deve diventare "libera chiesa in stato cattolico".
Un ultima cosa: parlare bene dello stato laico e condannare le ingerenze esterne anche di matrice cattolica non significa essere terroristi, significa essere libertari, per questo esprimo la mia solidarietà al giovane conduttore del concerto del primo maggio in Roma offeso pubblicamente e frainteso, e mi si permetta di ringraziare voi del Blog per il brano di Cinzia Frassi che è stato un ottimo spunto per scrivere le mie considerazioni riguardo all'argomento e raccomanderei ai laicisti libertari o che condividono quanto è stato scritto di leggere il libro del professor Sartori "Mala tempora".
Detto questo, porgo i miei saluti, dicendo che nessuna opera si può costruire se non vi è libertà. AMEN.
Principato Domenico ASSOLUTO_1985@libero.it
Nella foto il Presidente delle CEI, Monsignor Bagnasco
Etichette: In Italia
postato da Vladimir Ilic Uianov; alle 12:02 AM,
1 Comments:
- At 9:12 AM, said...
-
Penso che la Chiesa Cattolica si stia rivelando nuovamente per quella che è. Una monarchia assoluta. Tutti i tentativi conciliari( concilio vat.II) di mitigare il totalitarismo si stanno smentendo in quanto la CC teme di perdere quota ( quote eh eh) e potere.
La CC NON può essere progressista, per me. I preti che si affannano ad essere “democratici”o vengono espulsi, o servono al Sistema per far vedere che la stessa Chiesa è magnanima. Per me è così e lo sto appurando giorno per giorno.
Il fatto che i politici appoggino ogni posizione ecclesiastica non fa che acuire la funzione di controllo e di egemonia clericale.
Un bel problema, quindi, alla faccia della laicità!
Bel post, grazie.
R.S