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Rivera: L'opinione del terrorista

Sembra non conoscere rallentamenti l’escalation di tensione che avvolge da tempo il Vaticano, i suoi rapporti con lo Stato Italiano e la società intera. Tanti sono stati gli eventi che come pungoli affilati hanno sollecitato l’opinione pubblica e che hanno finito per creare un clima inquisitorio, capace di qualificare terrorismo la rappresentazione di un comico su un palcoscenico. Ecco servita l’ennesima macchietta all’italiana fatta di comparse che dimostrano al grande pubblico quanto poco pesino le pagine di una Costituzione, che rischia sempre più di cedere sotto il peso della desuetudine di fatto. Come siamo arrivati a questo punto? Negli ultimi anni, soprattutto negli ultimi mesi, abbiamo assistito allo sgomitare insistente di una Chiesa che è pronta perfino a proclamare diktat ai suoi fedeli pur di tenersi stretto un gregge che in molte occasioni dimostra invece di sentirsi più “riformatore”, per usare un termine in voga negli ultimi tempi.

Su temi quali aborto, eutanasia, dichiarazioni di convivenza, alti si sono levati i toni clericali che si sono espressi in termini duri di omicidio, di minaccia alla sacralità della famiglia. Non solo, il richiamo all’ordine supremo ha visto tra i destinatari non solo i fedeli ma anche politici di fede cattolica cui è stato dettato chiaramente un ordine di voto circa i DICO.

Dall’altra parte, un paese dove la laicità conosce disagi amletici anche tra i banchi istituzionali che si ispirano a valori di una politica di sinistra laica, è sempre più evidente la difficoltà ad argomentare serenamente quanto perentoriamente le bolle del Vaticano. La macchietta all’italiana è rappresentata sulla scena del bel paese grazie all’assenza di responsabilità di ogni componente religiosa e politica circa il proprio ruolo: talvolta qualcuno indietreggia, altre volte ingerisce, altre ancora si scambiano i ruoli. Quello che è chiaro è che nessuno fa il suo “mestiere”.

A palcoscenico sgombro, l’indomani, tuona l’Osservatore Romano che senza mezzi termini definisce il comico un terrorista: “E’ terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. E ancora “è terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali”. La gravità della parola terrorismo spesa all’indirizzo di Andrea Rivera appare probabilmente dettata sull’onda emotiva di quanto accaduto a Monsignor Bagnasco, da poco a capo della Cei. Contro le minacce recapitategli nei giorni scorsi è arrivata la solidarietà del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dell’Italia intera. Ma è proprio Bagnasco a sollecitare toni meno forti. Dice infatti che “ogni parola che si dice diventa facilmente motivo di interpretazione più o meno ideologica e quindi di polemica e scontro” e aggiunge che “ciò non fa bene a nessuno a cominciare dal nostro Paese”, probabilmente riferendosi all’Italia e non allo Stato Vaticano.

Non molto diverse tuttavia sono state le posizioni espresse da esponenti politici e dal sindacato, patron della festa del palcoscenico del Primo Maggio. Cgil, Cisl e Uil si chiamano subito fuori dalle opinioni del comico romano, perché tali dovrebbero essere, definite dai confederali “dichiarazioni molto stupide” e che il presentatore probabilmente si era “fatto qualche bicchiere in più”. Altri si dissociano affermando che si tratta di dichiarazioni “di un indecenza incredibile” e non manca chi parla di “disgusto e di degrado politico e civile”, di “becera propaganda anticlericale”. Dal Potogallo il presidente del Consiglio Romano Prodi chiede serenità e buonsenso, non senza definire il comico uno scriteriato.

Sono poche le voci che qualificano le affermazioni di Rivera come opinioni e dichiarazioni, magari non condivisibili, ma quantomeno lecite, permesse. Pochi e solo in certa sinistra in difesa, se non delle affermazioni “scriteriate”, quanto del diritto di manifestare la propria opinione, del diritto di critica, di libertà del pensiero. Evocare il terrorismo a fronte delle parole di Rivera non può non apparire fuori luogo e quanto mai eccessivo. Soprattutto le opinioni e la critica non sono democraticamente qualificabili come armi del terrorismo, cui sono invece proprie l’intimidazione e la violenza. Libertà di pensiero, di critica, di opinione sono inconfutabilmente i pilastri del vivere democratico.

A misurare il livello di tensione e il rapporto inversamente proporzionale con la possibilità di esprimere idee e opinioni nello scenario della macchietta all’italiana, le parole di Michele Serra dalle colonne de La Stampa: “Del tutto fuori misura le grida levatesi, ahimé, anche a sinistra, contro le poche e lecite frasi di critica pronunciate al concerto del Primo Maggio. Se oggi uscissero le prime pagine di Cuore che facevano satira sul Papa probabilmente qualcuno manderebbe la Digos in redazione”. Ancora nessuno tuttavia ha dimostrato interesse per le opinioni dei 400.000 che animavano la piazza romana né del resto dei cittadini italiani. E’ già tanto che non siano stati scomunicati.

Cinzia Frassi

Tratto da http://www.canisciolti.info/


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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 12:45 PM,

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