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Incidente sullo Stretto: fuori uso il sistema di controllo del traffico


Un bilancio di 4 morti e 123 feriti: una sciagura che accomuna due città, Reggio e Messina, che hanno affrontato altri eventi luttuosi in passato.
In occasione dei funerali delle vittime, i sindaci di Messina, Francantonio Genovese, e di Reggio Calabria, Giuseppe Scopelliti, hanno proclamato una giornata di lutto cittadino.
Lunedì 15 gennaio 2007: ore 17.35: l’aliscafo delle Ferrovie dello Stato, la Segesta Jet, parte da Reggio Calabria diretto a Messina.
Da nord naviga la Susan Borchard, nave porta container battente bandiera antiguense.
Alle ore 17.54, al centro dell’area dello Stretto, avviene l’impatto tra le due imbarcazioni.
Sembra che a coprire la visuale della Sagesta, sia stata una terza nave, la Zancle, un traghetto della compagnia privata Caronte & Tourist.
Quando quest’ultima è sfilata davanti al motoscafo, esso si è trovato all’improvviso davanti la porta container e non ha potuto più evitare la collisione.
Questa sembra essere stata la dinamica dei fatti, che dovrà essere confermata dagli investigatori.
Domanda che tutti si pongono: poteva essere evitata la tragedia?
Risposta: SI!
La sicurezza dei natanti dello Stretto è garantita insieme dall’AIS (Automatic Identification System), tecnologia satellitare, e dal VTS (Vessel Traffic System), rilevazione a mezzo radar.
L’installazione del VTS fu decisa nel 1985, quando si verificò l’incidente del Patos, ma, a distanza di 22 anni, il sistema non è pienamente operativo, in quanto funziona fino alle 17.00. Perché?
I soccorsi sono arrivati subito, già alle ore 18.05 le prime motovedette erano sul luogo. Nulla da dire per quanto riguarda il personale degli ospedali in cui sono arrivati i feriti. Nelle strutture sanitarie tutto il personale si è mobilitato immediatamente e non si è risparmiato per dare soccorso agli sfortunati viaggiatori.
Ma resta ilo problema di quel congegno del VTS che ha funzionato fino alle ore 17.00, cioè fino a 54 minuti prima del disastro.
Assente anche la pilotina, cioè una scorta che dovrebbe scortare in ingresso ed in uscita le navi commerciali e passeggeri di grosso tonnellaggio.
Anche questa misura della pilotina fu adottata nel 1985, dopo la collisione mortale tra un traghetto privato ed una nave commerciale. Da allora si disponeva che all’ingresso nello Stretto di Messina le navi (escluse quelle che collegano le due sponde) venissero prese in consegna da una pilotina per provvedere non solo a scortarle fino all’uscita, ma per operare anche il trasferimento di un pilota a bordo della nave perché ne assumesse il timone fino all’uscita dallo Stretto.
Sta di fatto che nessun pilota e nessuna pilotina si occupavano del transito nello Stretto della portacontainer Susan Borchard il lunedì della tragedia.
E dopo il disastro del 1985, a causa dell’apertura del porto di Gioia Tauro, il rischio nell’area dello Stretto è aumentato perché si è ampliato il traffico navale in modo considerevole.
Oggi sono circa 13.000 le navi che ogni anno attraversano lo Stretto di Messina.

Il blog si unisce al dolore dei familiari delle quattro vittime, che qui si vogliono ricordare:
SEBASTIANO MAFODDA, 55 anni, comandante della Segesta. Trovato ancora seduto alla poltroncina. Era single, amava la vela e il mare. Da 30 anni lavorava per le Ferrovie.
MARCELLO SPOSITO, 42 anni, direttore di macchina, era seduto accanto al suo comandante. Sposato, padre di 2 figli, nelle Ferrovie dal 1994, era nel sindacato dei marittimi.
DOMENICO ZONA, 42 anni, motorista in attesa di assunzione. Sposato, lascia una figlia di 2 anni.
PALMIRO LAURO, 52 anni, marittimo di Lipari, appassionato del mare e del calcio (era ex calciatore dilettante nella formazione eoliana). Assunto nelle Ferrovie nel 1991. Sposato, aveva 3 figli.
Per loro i funerali di Stato preso la Cattedrale di Messina.

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postato da Miguel Cervantes; alle 8:27 PM,

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