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L’impegno della vita politica di Antonino Stillittano nel libro "Era l'anno del sole non quieto"

Era l’anno del sole non quieto è un libro scritto da Antonino Stillittano ed edito dalla Città del Sole Edizioni.
E’ un libro che ogni politico dovrebbe scrivere, per dare conto di ciò che ha fatto. Ma non tutti lo fanno, purtroppo! Un rendiconto, quindi, della sua vita politica, e da militante di partito, e da amministratore della cosa pubblica.

Politico di vecchio stampo, classe 1919, Stillittano riassume l’impegno durante la sua lunga carriera che lo portò a ricoprire prestigiose cariche all’interno del PCI, partito di appartenenza, e nelle istituzioni. Da esponente a livello comunale, salì i gradini a livello provinciale e regionale del PCI: le foto d’archivio lo ritraggono al Congresso Nazionale del PCI a Roma nel ’58 e nel ’62, a Bologna nel ‘68. Fu consigliere comunale a Montebello, Rosarno, Reggio Calabria e consigliere provinciale per tre legislature (1964, 1975, 1980). Vari incarichi a livello regionale del partito, membro del Coreco (Comitato regionale di controllo sugli atti delle pubbliche amministrazioni) dal 1976 al 1987 (due volte Presidente F.F.) e candidato alla Camera alle elezioni politiche del 1963.

Ebbe l’ardire di colpire il malaffare della politica rischiando sulla proprie pelle, anche subendo gravi minacce intimidatorie. Non si contano le sue interrogazioni ai vari presidenti della Provincia di Reggio con cui ebbe a dialogare, e agli assessori provinciali.

Come non ricordare l’attivismo sul problema viario che ha isolato da sempre il nostro territorio dai centri costieri, bloccando l’espansione dell’attività economica del luogo. Da consigliere di opposizione si occupò della manutenzione e delle opere di ammodernamento della strada provinciale S.Elia – Fossato, della Fossato-Campi di S.Antonio, del finanziamento della strada provinciale che da Fossato porta a Bagaladi (400 milioni nel 1982 e 600 nel 1984). Purtroppo, con i primi 400 milioni di vecchie lire fu provveduto a costruire il ponte Racale, che collega il paese fossatese con il cimitero (opera che poteva essere finanziata con i fondi comunali), distogliendo i soldi dalla loro esatta destinazione, cioè il primo tronco Fossato (inizio lavori dopo il cimitero) – Bagaladi. Con la mancata elezione nell’85 al consiglio provinciale, non seppe più nulla per quel secondo finanziamento di 600 milioni.

La sua sensibilità per l’ambiente fu dimostrata nel lontano 1976, allorché, con parecchi interventi e interpellanze, affrontò il problema della salvaguardia dell’equilibrio ecologico della zona di Saline, minacciato dagli scarichi della Liquichimica in mare. Ma allora parlare della tutela dell’ambiente era qualcosa di scandaloso per i nostri politici. E infatti, negli anni a venire si sono visti i risultati di politiche sbagliate e dannose sul nostro territorio, con gli insediamenti industriali.

Tenace impegno del professore vi è stato anche per la realizzazione del monumento ai caduti a Fossato, progetto che perseguì fin dal lontano 1945. Al rientro dalla guerra (combattè da partigiano in Albania), fu eletto Presidente della Sezione Combattenti e Reduci di Fossato, da qui l’idea di edificare un monumento per onorare i caduti in armi del nostro comune. Ma, dal 1946, nessuna amministrazione comunale (neanche quelle di sinistra, con i sindaci Bagnato, Briguglio e Taverna) si è mai interessata. A quel punto, il consigliere provinciale riuscì ad ottenere un contributo dalla provincia di 50 milioni di lire (anno 1984, incamerato dal sindaco Taverna). Passarono ben 7 anni da allora per vedere sorgere l’opera con l’amministrazione Gullì (1991), che però fu snaturata dal progetto concepito. Tanto che l’esponente di sinistra andò sulle furie: “ma era così il monumento che si voleva? E a quel luogo? I primi a rivoltarsi di fronte a tale obbrobrio sarebbero stati i poveri morti in guerra, se potevano farlo!”

In effetti il monumento doveva essere costruito in piazza, di fronte alla sede municipale, terreno che però fu sfruttato da un consigliere (comunista) per costruirsi una macelleria, con il beneplacito dell’allora sindaco comunista dell’epoca Briguglio. La ciliegina sulla torta fu l’edificazione del monumento stesso, anonimo, senza nomi, né date. Ed fece bene il professore a criticare il fattaccio, non fermandosi neanche di fronte ai suoi compagni di partito, per esprimere le proprie idee, e lottare contro la politica speculatrice.
Giovanni Crea

(Tratto da L'altro Aspromonte, novembre 2006)

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postato da Miguel Cervantes; alle 4:29 PM,

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