Presentato a Siderno il libro di Giuseppe Braghò
mercoledì 28 marzo 2007
Bronzi di Riace, un mistero che giace in fondo allo Jonio
Siderno Visti i risultati, per la verità inaspettati e clamorosi, dell'inchiesta sui bronzi di Riace portata avanti da Giuseppe Braghò, che per professione non si occupa di giornalismo ma coltiva l'amore per l'arte, l'ambiente e l'archeologia, la sala congressi dell'hotel President di Siderno è gremita di gente. L'occasione è fornita dalla presentazione del suo libro "I Bronzi, le altre verità". Hanno partecipato all'evento Carmelo Giuseppe Nucera presidente dell'associazione Apodiofazzi, Mario Daino coordinatore del consorzio Jonica Holidays, Stella Serranò presidente dell'archeoclub di Locri e Giuseppe Panetta scrittore e direttore del settimanale locale "Il Meridionale". L'argomento è scottante, i convenuti parlano di una delle dispute irrisolte dove sono arroccati in modo accanito i sostenitori delle tesi contrapposte. L'autore del libro confessa senza troppi giri di parole le sue impressioni e quella che ritiene sia la verità. "E' giunto il momento di chiarire il furto delle parti mancanti dei bronzi". Ed ancora: "non mi interessa il fatto di cronaca, cioè su chi ha scoperto i bronzi. Il pretesto è di parlare bene di questa terra e delle malefatte di chi ha gestito la vicenda. E' arrivato per la Calabria - aggiunge Braghò nel suo intervento - il momento del riscatto. Quindi - spiega ai presenti la storia del ritrovamento dei bronzi - occorre ristabilire la verità perché la Calabria non deve essere terra di conquista di nessuno". L'obiettivo è semplice quanto probabilmente difficile: "creare un indotto culturale turistico per attivare uno sviluppo economico e sociale". Ma Giuseppe Braghò va giù duro quando parla di Soprintendenza. E sulla politica: "che i nostri politici si servano di persone competenti". In ultimo una velata tiratina di orecchie all'assessore regionale alla cultura Sandro Principe, un ringraziamento al ministro Francesco Rutelli a cui chiederà "l'istituzione di una commissione di studio separata dalla Soprintendenza" ed alla deputata di An Angela Napoli per "gli apprezzamenti che mi ha rivolto". Ma anche un appello ai calabresi di "aderire all'iniziativa in atto perché più si è meglio è". Giuseppe Panetta de "Il Meridionale" afferma: "Dopo ventisei anni trova puntuale riscontro quanto da me affermato all'epoca, e cioè che l'ipotesi maggiore era che non si era trattato di un naufragio ma di tutt'altro". Insomma Panetta dice: "i bronzi qualcuno li ha messi lì per evitare il saccheggio". Lo scrittore sidernese è contento perché Giuseppe Braghò, "è riuscito laddove a nessuno era stato possibile: visionare i verbali. Io all'epoca mi sono basato soltanto su ragionamenti obiettivi che hanno trovato concorde il professore Antonino De Vita, responsabile del museo archeologico di Atene, che aveva letto sul giornale "Il Tempo" la mia tesi, dandomi in un certo qual modo ragione. L'unico dubbio che aveva De Vita - continua Panetta - è che "non si giustificava un bradisisma così accentuato del terreno perché 2500 anni fa il posto dive sono stati trovati era terra ferma". I bronzi sono stati trovati ad appena otto metri di profondità a circa trecento metri dalla spiaggia. Il presidente dell'Apodiofazzi Carmelo Nucera pone l'accento sul grande lavoro svolto da Braghò perché - ha detto - "ci permette di aprire una nuova finestra suoi bronzi e sulla cultura magnogreca. La mia associazione si batte affinché sia creata un asse sui beni culturali che punti alle loro valorizzazione con l'individuazione di un parco tematico sulla Magnagrecia decentrato per aree archeologiche secondo le proprie tradizioni culturali". Poi una stoccata: "vogliamo che la scuola di restauro archeologico sia realizzata anche in Calabria perché siamo i produttori di tanto materiale archeologico". Si è parlato di servizi alla popolazione: "bisogna implementarli e qualificarli", hanno detto i presenti. Stella Serranò, invece, auspica "la costruzione uno sviluppo attraverso la valorizzazione della cultura locale. Apriremo in accordo con la Sovrintendenza, il teatro greco di Locri e il Casino Macrì, per permettere la fruibilità di luoghi archeologici importanti e capire le potenzialità delle nostre risorse".
Pino Albanese
Tratto da "Il Quotidiano della Calabria"
Nella foto i Bronzi di Riace, le due famose statue ospitate al Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria
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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 5:54 PM,