Dopo l'annuncio dal palco del Paleariza nella giornata di Ferragosto, di Nuccio Barillà circa il progetto per la realizzazione di una centrale a carbone a Saline, è un suseguirsi di notizie, commenti e comunicati. il caso Saline sembra riaperto.
Ancora una volta si parla del Basso Ionico reggino, delle sue problematiche e delle sue prospettive di sviluppo: si fanno analisi, proposte, si danno soluzioni. Il pericolo maggiore, in questi casi, ed il passato purtroppo ci è di insegnamento, è quello che terminato il temporale d'agosto, spenti i riflettori ci si dimentichi ancora una volta di Saline almeno fino al prossimo tentativo di impiantare modelli industriali che quì come altrove non hanno funzionato.
Non dimentichiamo che il disatro sociale, economico ed ambientale di Saline è frutto di scelte scellerate dello Stato. Si parte col famigerato pacchetto Colombo che da il via all'industrializzazione e si continua con i vari passaggi di proprietà ed i vari piani industriali, che sicuramente hanno avuto l'approvazione e l'avallo da parte degli organi competenti salvo poi essere latitanti nel momento dei controlli. Se si è giunti a questo punto le responsabilità sono di tutti: dalle amministrazioni locali fino al governo centrale.
Il "no" alla centrale espresso da più parti e a tutti i livelli ci trova in perfetta sintonia, ma non per partito preso o per cavalcare l'onda emotiva, ma per una serie di ragioni.
Innanzitutto la salute pubblica. I pareri scientifici, anche se discordi su tempi e quantità di esposizioni, evidenziano il legame diretto tra alcune patologie gravi e l'esposizione a queste sostanze inquinanti.
Il problema ambientale: il carbone emette sostanze inquinanti, soprattuto la famigerata anidride carbonica responsabile del surriscaldamento del pianeta, molto dannose per l'ambiente. Non ci rassicura nemmeno la proposta di questi nuovi tipi di centrali a "cattura dell'anidride carbonica" che appunto la cattura ma non la elimina. Da più fonti, inoltre, si evidenzia che in Calabria vi sia un'offerta di energia superiore alla domanda, e sono già in atto una serie di interventi finalizzati all'incremento della produzione.
Non vi è proprio la necessità di andare in questa direzione. Per risolvere il problema Saline, che non è solo ex Liquichimica, ma anche Ogr e porto, occorre prendere decisioni ferme, compatibili con quelle che sono le potenzialità di sviluppo dell'area.
Noi crediamo che lo sviluppo del territorio passi per il trinomio ambiente- turismo- agricoltura, con l'integrazione tra aree interne e costiere. E' necessario quindi che gli interventi previsti non siano di contrasto a questa visione di sviluppo. Riteniamo sia giunta l'ora di un nuovo "pacchetto", che non sia un ulteriore pacco per questa area, ma un insieme coordinato di interventi che valorizzino il territorio.
Un "pacchetto Saline" dovrebbe essere facilitato dalla presenza, nelle Istituzioni, di uomini che rivendicano la vicinanza a questa terra e a questa gente. Ricordiamo la presenza a Saline, durante la campagna elettorale, del ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi e, più recentemente, in un convegno organizzato dall'associazione Nemesis, del sotosegretario alle Infrastrutture Luigi Meduri.
A loro chiediamo che non cali ancora il silenzio, azioni concrete, a mettere Saline al primo posto nella propria agenda, a dar seguito alle parole in modo che non possano apparire solo di circostanza.
Il coordiamento comunale della Margherita di Montebello chiede un tavolo di concertazione tra e Governo, Regione, Provincia, Comune e tutti gli enti interessati, affinchè affrontino il problema in modo organico, risolutivo e chiaro. Chiediamo la costituzione di un gruppo di lavoro permanente che affronti il "caso Saline". Oggi ci sono le condizioni, è ora di dimostrare che c'è anche la volontà.
Ci permettiamo di suggerire alcuni interventi di facile attuazione, ma indispensabili per qualunque ipotesi di sviluppo. E' necessario il ripristino del porto con una chiara destinazione, la messa in funzione del servizio metropolitana e del potenziamento della linea ferroviaria ionica, un intervento serio di messa in sicurezza dell'attuale tracciato della SS 106, nell'attesa dell'autostrada che giungerà fino a Melito. E' necessario prevedere dei collegamenti stradali che in sicurezza e nel massimo rispetto ambientale e delle bellezze paesaggistiche integrino il territorio costiero con le aree rurali interne. Nell'immediatezza, riprendiamo e rilanciamo l'idea di trasferire presso le Ogr e il deposito delle Fs parte delle Omeca, che oggi occupano una vasta area della città di Reggio, Ciò permetterebbe di dare un senso alla realizzazione di quelle officine mai utilizzate, darebbe la possibilità all'azienda ferroviaria di utilizzare sapzi adeguati per lo sviluppo delle proprie attività e a Reggio la disponibilità di un' immensa area nel cuore della città.
La Margherita
Montebello Ionico
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postato da Miguel Cervantes; alle 8:47 PM,
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