Gli ebrei, il fascista e il Cavaliere
giovedì 15 novembre 2007
In questo Paese abituato a non chiamare mai le cose col nome giusto, Storace si dichiara fascista e se ne vanta. Non solo, ma arruola una portavoce che promette di continuare a proclamarlo ogni giorno «con la bava alla bocca».
Si tratta della stessa signora abituata a mostrare il dito per far capire il suo gentile diverso parere. Dunque una bella coppia. Ai due va un apprezzamento sincero, dopo l’estenuante periodo in cui il vero genuino sentimento veniva coperto da gravi e preoccupati giudizi sulla Resistenza, «che ha spaccato l’Italia». Dalla esortazione a cercare insieme «ciò che - nel triste passato italiano - ci unisce invece che ciò che ci divide»; dalla predicazione secondo cui tutti i combattenti sono uguali (anzi devono avere la stessa pensione) compresi quei combattenti che, nel tempo libero, si dedicavano a consegnare a truppe d’occupazione straniere i concittadini ebrei; dalla nuova definizione di «guerra civile» invece di lotta di liberazione. Finalmente un fascista torna a essere fascista, si presenta e si raccomanda come tale. Fine delle ipocrisie.
La sincerità dei due - che un po’ ricorderebbe Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, celebre coppia mediatico-combattentistica di Salò, se solo Storace fosse all’altezza - è immediatamente provata dalla rivelazione della data di nascita di questa nuova destra: è il giorno in cui Gianfranco Fini, sulla soglia del Museo della Shoah, a Gerusalemme, ha dovuto scegliere tra fascismo e Israele. E ha scelto Israele. Ha definito il fascismo «male assoluto» a causa delle leggi razziali e della loro meticolosa esecuzione in Italia. E ha accettato di rendersi conto in pubblico dell’orrore di quelle leggi.
Storace e i camerati ritrovati hanno deciso che il troppo è troppo. E hanno riportato ciò che resta del fascismo italiano nel posto che gli compete, fin dai tempi in cui i giovani fascisti si facevano vedere, nelle università italiane, con la kefiah, non tanto per dichiarare amore per gli Arabi quanto per dire il loro disprezzo e la loro coerente ostilità verso un piccolo Stato creato dalle Nazioni Unite e divenuto patria degli Ebrei.
Hanno anche restituito alla storia un pezzo mancante e finora nascosto, salvo che dai negazionisti. Questa destra non rinnega il passato, non rinnega le leggi razziali, non rinnega la sua brutta storia. Dunque è fatalmente nemica di Israele.
In quel loro giorno di festa non erano soli Storace, la sua portavoce con la bava alla bocca e i camerati ritrovati. Con loro - accanto al catafalco di ciò che resta del fascismo e anzi del peggior fascismo - c’era, esultante, celebrativo, fastoso, Silvio Berlusconi.
Berlusconi è un uomo estroverso, espressivamente irruente e ha celebrato la festa non da visitatore ma da protagonista, dato anche il rilievo di un simile personaggio nella vita italiana, come miliardario, come proprietario di metà dele televisioni e di buona parte dell’editoria italiana (con forte influenza sulla parte dei media che in questo momento non ha in mano), come capo effettivo di tutta l’opposizione italiana. Con l’eccezione di quei partner o membri della Casa delle liberà, che diranno di non riconoscersi nella festa di ritorno al fascismo (finora nessuno l’ha fatto, dunque, si direbbe, sono tutti d’accordo), ciò che è accaduto con il patto Storace-Berlusconi è la dichiarazione esplicita di fascismo accettato e accasato nel cuore del centrodestra italiano.
Berlusconi è uno che fa offerte importanti sottobanco, e dunque le fa anche più volentieri alla luce del sole. O meglio, del sole che sorge. Ha offerto casa, alleanza e ministeri in un suo prossimo governo, che lui dice imminente. In questo modo - anche se lo negherà - Berlusconi ha approvato tutto, compresa la ragione per cui il movimento è nato: contro Israele. E contro ogni invito a rinnegare il passato, leggi razziali e camerati tedeschi (nazisti) inclusi.
Ovvio che l’indignazione di molti italiani, e di molti italiani ebrei, non riguarda Storace, che si presenta in linea con il suo passato. Riguarda Berlusconi. Negherà. E si affiderà alla sua ricca e potente macchina di propaganda. Ma non potrà cancellare questo triste momento della verità.
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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 9:35 PM,