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Il Festival dello Stretto è tra i candidati finali alla vittoria del Best European Festival Awards 2008

Music week pubblica stamane, la shortslists delle nomination finali al European Festival Awards di Londra.
Una valanga di voti da tutta Italia e dalle comunità italiane estere per il Festival dello Stretto, sul sito degli Awards. All’ottava edizione il festival del Lungomare di Reggio Calabria ottiene il più autorevole riconoscimento musicale live collocandosi tra i maggiori eventi internazionali e arrivando a competere per la vittoria finale che verrà sancita dalle votazioni del pubblico on line.
Dalla Sicilia alla Calabria dalla Puglia alla Campania innumerevoli i consensi, ma altresì numerosissimi quelli dal nord Italia e dalle comunità italiane all’estero.
Ultima settimana per votare il Festival dello Stretto ( al link: http://www.festivalawards.com/index.cfm?section=awards.nominees&method=view&year=2008&eventid=1865 ) in competizione agli Awards 2008 di Londra. Si chiuderà lunedì 20 ottobre alle 13.00 la fase destinata a sancire, tra i 15 Festival più votati dal pubblico Europeo on line l’evento musicale che otterrà la vittoria finale del Best European Awards Festival. L’Italia è rappresentata dal Festival dello Stretto di Reggio Calabria.
Un riconoscimento di altissimo prestigio. La qualità delle scelte artistiche e l’originalità nell’innovazione musicale ‘etnica’ apportata dal Festival, nel solco della tradizione Italiana, sono state riconosciute e sancite dalla commissione composta interamente da professionisti internazionali del Best Festival Awards. Nel corso degli anni sul palco dello Stretto, collocato nello splendido scenario del Lungomare di Reggio Calabria, si sono alternati gruppi musicali di notevole spessore internazionale tra cui Agricantus, Enzo Avitabile & Bottari, Nidi d’arac, Eugenio Bennato ad artisti che hanno ormai un notevole feedback nazionale come Il Parto delle Nuvole pesanti, Mimmo Epifani & Barbers, Piccola Orchestra la Viola, Antonio Infantino e Tarantolati di Tricarico, Kalamu, Quartaumentata, Folkabbestia, Alla bua solo per citarne alcuni. Una rappresentazione di linguaggi italiani ad altissimo livello qualitativo musicale. Quest’anno a Londra tra i grandi Festival delle principali città Europee, l’Italia sarà più che ben rappresentata grazie a questa innovazione sonora che è al momento la musica etnica, genere che negli ultimi anni ha consentito la scoperta a tantissimi giovani di ciò che sono le ‘roots’, le proprie radici sonore. Riuscendo ad andare oltre, attraverso la creazione di un vero e proprio movimento di pensiero, che soddisfa i gusti di una popolazione concertistica composta dai più ai meno giovani. Un evento ormai annuo che non si limita alla semplice rappresentazione sul palco di quattro diversi artisti, ma propone bensì una formula chiara e precisa, mai invariata nel corso di questi otto anni. Un suono lontano dai grandi circuiti mediatici che è riuscito sulla eccelsa qualità musicale a ritagliarsi uno spazio importantissimo a carattere internazionale. La stragrande maggioranza dei musicisti alternatisi nel corso delle edizioni appartiene e proviene dalle più svariate e notevoli esperienze musicali come il jazz, il pop, il rock o la dub, ma attraverso la musica etnica riesce a trasmettere esteriormente quel suono che più gli appartiene e sente proprio, concedendo spazio a ciò che ha sempre avuto modo di respirare nel corso della propria formazione artistica. Alcuni hanno etichettato la nuova ondata di pizzica, tammorra e taranta, con il termine ‘new folk’, ma a parere di Salvatore R. Familiari produttore dell’evento ‘è un errato neo-logismo coniato da sofisti. In questi otto anni ho studiato e valutato con attenzione il fenomeno etnica e nel mio piccolo ho contribuito a svilupparlo con una particolare cura dei gruppi ospiti sul palco del Festival, fondando l’analisi su una esatta rappresentazione degli stessi gruppi, prestando attenzione a farsi che, nella stessa rappresentazione, potessero esattamente distinguersi e staccarsi proprio da quello che è il genere folk: la cui differenza si basa fondamentalmente negli arrangiamenti musicali con richiami tradizionali, ma a caratterizzazione estremamente odierna, nello stesso uso degli strumenti, nella rappresentazione scenica (i gruppi musicali non usano assolutamente costumi tradizionali), nel suono attualizzato e associato con la propria radice popolare fortemente legata a un idiomatismo estremamente territorialmente marcato: il caso dei Tarantolati di Tricarico o dei Bottari di Portico di Caserta o dei Musicofilia in grecanico, gruppi che con la musica folkloristica intesa come tale nulla hanno a che vedere, senza niente togliere naturalmente a quanto di buono esprime il folk’. Spunti divenuti oggetto di studio per l’etnomusicologia, la materia che studia le tradizioni musicali orali di tutti i popoli, quindi sia la musica popolare che colta e di cui attualmente non c’è niente di più musicalmente rappresentativo in Italia del Festival dello Stretto, fondandone il principio proprio sul confronto, a cui si è associata l’etnorganologia branca della etnomusicologia che si occupa degli strumenti musicali popolari o etnici, della quale attualmente come materia di studio il Festival dello Stretto è una delle massime rappresentazioni concedendo spunto per gli artisti a descrivere tra un brano e l’altro televisivamente l’uso, la derivazione e la storia del proprio particolare strumento: che sia una pipita, una lira o le botti dei Bottari di Portico. Un merito alle principali Istituzioni territoriali tra cui il Comitato Feste Patronali del Comune di Reggio Calabria, l’Assessorato alla cultura della Provincia di Reggio, la Presidenza del Consiglio Regionale e l’Assessorato al Turismo della Regione Calabria per aver compreso il significato e il senso del Festival dello Stretto.

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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 4:04 PM,

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