La bancarotta dei comuni
venerdì 3 ottobre 2008
La differenza dovrebbero metterla loro, non noi, non le casse dello Stato.
I Comuni, per fare soldi, si sono messi a fare le banche e a speculare sui derivati.
I derivati consentono di avere una liquidità immediata sui possibili utili.
Per esempio, se si investe 100, si può incassare subito 150 (capitale più utili ipotetici).
Le banche che propongono i derivati ricevono comunque le loro commissioni, spesso di qualche milione di euro, e sono esenti da ogni rischio.
Se il derivato perde, il Comune perde tutto e deve restituire i soldi.
Di solito la scadenza del contratto per i derivati è successiva la fine del proprio mandato.
In sostanza, i debiti li paga il successore.
I rischi da derivati per Comuni, Province e Regioni è di 10 miliardi di euro.
In testa alla classifica dei Comuni alla Deriva, c’è Milano con una esposizione di 300 milioni di euro in derivati.
La risposta della Moratti non si è fatta attendere. Il prossimo 16 ottobre il consiglio comunale valuterà se “intraprendere azioni legali contro le banche che hanno convinto il Comune di Milano a sottoscrivere diversi contratti derivati”. Quindi, UBS, Deutsche Bank, JP Morgan e Depfa.
In sostanza accusa le banche di circonvenzione di incapace.
Una tesi vincente. Infatti, qualunque giudice, di fronte a un sindaco che ha investito i soldi dei cittadini in derivati, lo farebbe rinchiudere.
(Dal blog di Beppe Grillo nella foto, www.beppegrillo.it)
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postato da Miguel Cervantes; alle 12:08 AM,