Il Decennale della morte di Fabrizio De Andrè: 11 gennaio 1999 - 11 gennaio 2009
mercoledì 14 gennaio 2009
Negli anni ’70 per lo Stato italiano è stato spiato come eversivo.
Ma, se guardiamo bene, tutta la vita di Faber è stata “eversiva”.
Perché chi non ha seguito le regole “sociali” non è altro che un eversivo; chi da nobile famiglia ha cantato gli “ultimi”, gli “umili”, le “prostitute”, gli “emarginati” e ha messo in ridicolo “il potere costituito” é un sobillatore.
De Andrè è stato un anticonformista che ha messo in ridicolo gli attori del “potere”, perché “un giudice” dello Stato che decide chi mandare in prigione, può essere basso come un comune mortale e avere il cuore vicino al buco del c…
E perché a “Michè” i carcerieri hanno lo stesso dovuto aprire la porta del carcere, dopo che si è ammazzato.
De Andrè è stato sempre un uomo libero, fuori dagli schemi sociali. Se ne è fregato delle leggi dettate dalla moda del tempo.
Ha cantato e dato “dignità” agli “ultimi”, secondo i dettami del Vangelo.
E’ stato fuori dal “coro” dei potenti, ma dentro i “sentimenti”, le aspirazioni, e i bisogni della gente comune.
Le sue note hanno emanato libertà, arte, poesia, e sono arrivate diritte al cuore degli ascoltatori, suscitando emozioni ed apprezzamento.
Il suo timbro di voce unico ha reso ancora unici i suoi pezzi, permeati di lirismo e spiritualità.
Le sue canzoni hanno portato sugli altari gli “ultimi”, gli “scartati ed emarginati” della società, come la puttana di “via del campo” che un illuso la prega di maritare, o “il soldato Piero” che diede la vita per la Patria ed ebbe in cambio soltanto una “croce”.
E’ stato sempre sulla “cattiva strada”, ma non gli è mai importato.
Controcorrente anche rispetto alle esigenze di profitto delle case discografiche, Faber usciva con le sue canzoni quando era ispirato, a distanza certe volte di anni tra la fine di un disco e l’uscita dell’altro. Mai ha messo in primo piano l’esigenza di promozione delle sue opere rispetto ai valori che esse esprimevano, che erano, per il suo modo di concepire la sua filosofia musicale, alla lunga i più importanti.
Ha stravolto il panorama musicale italiano per la sua filosofia di vita e per il linguaggio.
Cantare le prostitute è stato un atto musicale rivoluzionario, così come usare spesso il modo di espressione dialettale per i suoi canti.
E’ stato un precursore, sempre avanti alla moda, mai succube di essa.
E’ stato un grande artista e un grande uomo, un modello inimitabile per moralità, coerenza, passione, umanità.
Ci ha lasciato in eredità un modello di vita che non ammette i compromessi, ma esprime uno spirito libero contro le cose effimere, perché, in definitiva, “dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fior…”
Per questo De Andrè non si è perso, come “Andrea”, ma vive nei cuori della gente che lo ama sempre.
Se ne è andato dal mondo, da Milano, l’11 gennaio del 1999 su una Stella, come “Marinella”.
Anche se ha lasciato un mondo pieno di gente che chiede aiuto e consiglio a “Don Raffaè”!
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postato da Miguel Cervantes; alle 6:04 PM,