RIFLESSIONE SULLA VITA
sabato 7 febbraio 2009
Ora più che mai, visto il caso di Eluana, è necessario riflettere sui valori della vita e sulla necessità far capire all'uomo che non è il padrone dell'universo.
Comprendo bene la sofferenza di chi vive accanto a chi sta male e la sofferenza di chi sta male accanto a chi vive.
Ma nessuno di noi può e sa misurare il dolore.
Al di là di tutto non si può stabilire se e quanto sia giusto soffrire.
A volte soffrono molti "non malati" rispetto ai "malati".
Bisognerebbe chiedersi se un bambino soffre nei primi stadi di vita, dopo la fusione del gamete maschile con quello femminile e durante la divisione, quando da una cellula se ne formano due e poi molte.
I fenomeni di divisione, di distensione e di accrescimento cellulare sono velocissimi e numerosi. Bisognerebbe chiedersi se in queste fasi si prova dolore; bisognerebbe cercare di capire se il feto prova gioia o sofferenza durante l'evoluzione dei propri tessuti.
E se veramente soffrisse cosa bisognerebbe fare? Impedire la nascita di nuove generazioni? Bloccare e fermare il dono della vita?
Quel bambino ancora non nato, quel feto che assomiglia ad un uomo è una vita, è un dono di Dio che vive attimi e battiti nel momento presente.
In ogni caso e al di là di tutto, certamente, il bambino durante il parto prova dolore ma a nessuno è mai venuto in mente di impedire le nascite sol perché l’affaccio alla vita è preceduto da sofferenza sia per il piccolo che per la madre.
Vi sono altri parti che si protraggono più a lungo e che suscitano la sensibilità di chi vive momenti di grande e comprensibile tensione ma certamente ciò non può portare il "soggetto pensante" a staccare una spina.
Se il parto della vita dura nove mesi e altri non sappiamo quanto, dovremmo prendere coscienza che il “tempo” è una convenzione umana perchè per Dio mille anni sono come un giorno ed un giorno sono come mille anni.
Non si può annullare una vita perchè si stabilisce il limite ed il tempo della sofferenza.
Non si può e non si deve perché, magari, la persona amata vive nella pace e nella serenità.
E' forse troppo il dolore di chi le sta accanto.
Ciò, spesso, si giustifica come desiderio di voler fare del bene a chi sta male.
Bisognerebbe affermare con chiarezza, invece, che si intende decidere per chi non può decidere; per chi vive su un letto o per chi, come un feto, dentro il “pancione” della madre.
Entrambi sono indifesi e non c'è differenza tra quella ragazza stesa ed intubata su un letto e quel piccolo bambino che vive dentro la propria madre.
Per entrambi si ha la possibilità di decidere.
L'importante è ricordarsi che si tratta di figli.
Eluana, spero che nessuna persona decida al posto tuo e che tu possa riaprire gli occhi ed il cuore a questo mondo.
Ti abbraccio
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postato da Miguel Cervantes; alle 10:58 PM,