Le caretta caretta scelgono ancora una volta le spiagge calabresi
domenica 22 giugno 2008
I nidi però sono stati rimossi dal lido e posizionati in un luogo più tranquillo in attesa della schiusa che avviene tra i 45 e i 70 giorni dopo la deposizione: l’hanno deciso i ricercatori del Dipartimento di Ecologia dell'Università della Calabria, impegnati in un progetto per la ricerca e la conservazione dei siti italiani di nidificazione della tartaruga Caretta Caretta. Il luogo esatto, proprio per ragioni di “sicurezza” non è stato ancora svelato, ma lo sarà al momento della schiusa in modo che tutti gli interessati potranno assistere al lieto evento.
Dopo Grecia, Siria, Libano e Israele finalmente anche l’Italia può gioire per il primo ritrovamento della stagione di un nido di Caretta Caretta. “La costa ionica della Calabria, inclusa nel tratto costiero da Capo dell’Armi a Capo Bruzzano, ospita il maggior numero di nidi della specie marina in Italia – spiega Antonio Mingozzi, docente del Dipartimento di Ecologia dell’Università di Calabria – negli ultimi 5 anni ben 60 nidi su 86, il 70% dei nidi italiani sono situati in questo tratto costiero, che il WWF e all’Università di Calabria si impegnano a monitorare e a salvaguardare.”
La scoperta del nido è stata infatti anche l’occasione per il WWF Italia e l’Università di Calabria di presentare il progetto TartaCare, un programma di ricerca sulla presenza e la condizione della tartaruga Caretta caretta lungo le coste ioniche, in collaborazione con le Università di Tor Vergata, di Firenze e di Pisa, e con la Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli.
TartaCare è un progetto col quale il WWF Italia vuole assicurare azioni di conservazione e sensibilizzazione in quest’area della Calabria che si è rilevata di gran lunga la più importante per la nidificazione della Caretta caretta in Italia: a oggi il programma ha potuto seguire la nascita di 3650 tartarughe.
Il Wwf, dagli anni ’80 si occupa della salvaguardia della specie. La Caretta caretta è la tartaruga marina più comune del Mar Mediterraneo, ma purtroppo è al limite dell’estinzione in tutto il bacino: inquinamento marino, riduzione degli habitat di nidificazione e incidenti causati dalle reti a strascico e dagli altri sistemi di pesca sono i fattori che mettono a rischio la riproduzione della tartarughe.
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postato da Bernardino F.L. Cardenas; alle 11:29 PM,