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Terremoto in Abruzzo: centinaia di morti, migliaia di sfollati, case e monumenti distrutti

Una tragedia che si poteva evitare
La terribile scossa sismica (5,8 gradi della scaa Richter) ha colpito L'Aquila e parte dell'Abruzzo con la sua carica di devastazione e morte alle ore 3.32 nella notte del 6 aprile, quando la gente era distesa nel sonno.
Molti non si sono accorti di morire, parecchi hanno "visto" il terrore ma sono riusciti a salvarsi per pura fatalità, altri sono stati tirati fuori dai soccorsi dopo molte ore dal sisma, incastrati sotto le macerie.
Ma costretti a convivere tra la gioia di essere salvi e il dolore nel vedere parenti, amici, conoscenti, venire riposti nelle bare di ogni dimensione; e paesi ridotti a "posti di fantasmi"; cose ed affetti persi per sempre.
La gente d'Abruzzo ha dimostrato grande dignità, grande compostezza di fronte alla sciagura che si è abbattuta sulle loro teste.
Un medico che ha perso moglie e figlia non si è risparmiato a continuare a soccorrere gli altri, chi poteva ancora avere bisogno di lui. Un gesto di reazione al dolore, di riscatto nel volere continuare a vivere e a ricostruire una sembianza di esistenza, di affetti, di relazioni, di lavoro.
La gente abruzzese, colpita già dal terremoto del 1915, non si vuole rassegnare, non perde la calma neanche di fronte a questa nuova catastrofe, e alzando la testa si rimbocca le maniche, nello stesso momento in cui è costretta a piangere i propri morti.
Questa gente, che incarna lo spirito tenace, costante e laborioso tipico dei contadini, ha desiderio di ricostruire ciò che è andato distrutto. Per lo meno vuole provarci. Senza tentennamenti.
I soccorsi, sia quelli istituzionali che dei volontari, sono subito arrivati e si sono messi all'opera, mettendosi a disposizione degli "sventurati".
Vi è stata una grande mobilitazione in favore dei centri colpiti dal sisma, e una catena di solidarietà spontanea e organizzata che ci fa sentire orgogliosi di essere italiani: appartenenti alla Protezione Civile, ai Vigili del Fuoco, all'Esercito, alle Forze dell'Ordine, alle Associazioni, insieme a moltissimi volontari che hanno lasciato le loro famiglie e il loro lavoro per dislocarsi nelle zone terremotate, si sono prodigati per prestare soccorso.
Donazioni in denaro, di beni materiali sono arrivati da tutte le parti.
E' questo lo specchio autentico del nostro paese, quello della solidarità e della partecipazione, non certo quello virtuale e finto dei reality, che qualcuno vuole far passare per reale.
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è recato immediatamente sui luoghi della sciagura per coordinare le operazioni di aiuto alla popolazione e quelle di ricostruzione. Una presenza importante, come quelle del capo dello Stato e dei presidenti di Camera e Senato, e rassicurante nello stesso tempo, che sta a significare che lo Stato c'è, è presente e si adopera per porre rimedio nel più breve tempo possibile ai problemi che si sono abbattuti su parte della regione abruzzese.
Ma questa sciagura era evitabile.
Centinaia di scosse ci sono state nei giorni precedenti e anche poche ore prima di quella fatale.
Ma nessuno se ne è occupato.
Molti studenti e lavoratori che si trovavano nelle zone, spaventati, hanno fatto le valigie prima di quel 6 aprile e si sono salvati.
Perchè, allora, non è intervenuta la Protezione Civile e non si sono attuati i controlli sui fabbricati a rischio?
Quindi, come ha esortato il capo dello Stato Giorgio Napolitano in visita a L'Aquila, c'è da fare "un grande esame di coscienza".
Ci sono state irresponsabilità diffuse che hanno coinvolto tutti i soggetti della costruzione di un edificio (progettisti, imprese, funzionari pubblici) in una zona in cui si doveva costruire con "criteri antisismici".
Ma così non è stato.
Si imparerà l'ennesima lezione che ha portato via tante vite umane innocenti?
Vogliamo tanto sperare di sì...
(Nella foto ANSA una scena della catastrofe)

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postato da Miguel Cervantes; alle 12:12 AM,

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