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Quando la storia si ripete

La soprendente attualità delle "Cronache dal Mesozoico": il tempo medio

Nessun altro titolo avrebbe potuto descrivere meglio la raccolta di poesie di Elio Stellitano. Usando versi, ritmati ad una cadenza che, con sacrilego paragone potremmo definire hard rock, Stellitano tratteggia l’essenza di quel tempo “Mesozoico” che furono gli anni 70’ e 80’. Dopotutto, quale periodo, meglio di quegli anni, si presta ad essere definito tempo medio? Quel moderno “Mesozoico”, periodo di “Bellum omnium contra omnes1 graficò la parabola vitale del terrorismo interno trasformandola da ascendente in discendente, il suo scorrere traghettò l’umanità dalla moribonda civiltà del folklore a quella nascente dell’informatica, riscrisse il dizionario dei costumi per cui il sesso, anche se “Hard-core” divenne argomento di cui non aver vergogna, regalò agli uomini, colpiti da immani sventure autoprodotte, la consapevolezza della cultura ecologica. Sono questi i temi e i tempi tramutati da Elio Stellitano in versi.

Da buon medico, egli, fa una sua diagnosi su quella “preistorica” società in divenire e, utilizzando l’arte poetica, comunica la prognosi. Tale comunicazione pur apparendo brusca, rude, a tratti violenta e viscerale, sfrutta al massimo la capacità della poesia di dire molto in poco tempo mostrando la grande efficacia di un’embrionale sinteticità.

Sostenuta dal buon senso, per non divenire raddoppiata follia, la poesia di Stellitano, solo apparentemente “proteica”, viene invece fornita scomposta in catene semplici di aminoacidi, pronta per essere metabolizzata senza sforzo alcuno. Questo non significa che l’autore intenda ergersi a rivelatore del verbo o a custode di verità assolute e solo a lui note. Egli, consapevole del fatto che “cerca invano chi vuole il ramo e dimentica la radice2, tenta di evidenziare la posizione della radice e, riguardoso dell’individualità umana, rivolge un invito alla meditazione, somministra stringate razioni di cibo culturale che ogni organismo, attraverso un soggettivo processo digestivo, assimila a proprio modo, tramutandole in suggestioni, visioni, agitazioni, propositi, totalmente personali e fortemente dipendenti dal substrato culturale, conoscitivo, ed emozionale del lettore. E’ sorprendente notare come, grazie a questa soggettività d’interpretazione, nonostante il forte legame col contesto temporale, i versi di Stellitano, risultino meravigliosamente attuali, adattandosi anatomicamente al presente, a dispetto dei vent’anni trascorsi dalla loro composizione. In molte poesie, rilette col senno di poi, si ha la sconcertante illusione di trovarsi di fronte agli enigmatici presagi di un moderno Tiresia che, nel descrivere il passato e vivere quello che, al tempo della pubblicazione, era il presente, è riuscito a predire il futuro. Questo miraggio di veggenza, come la fata Morgana, è dovuto alla coesistenza di molteplici fattori. Il sapiente uso del “correlativo oggettivo3, lo stile epigrammatico con la completa assenza di punteggiatura, l’eterno ripetersi della storia, fondendosi fra loro in straordinaria armonia d’intenti, trasformano la poesia di Elio Stellitano in “momento dell’assoluto4 e - come “minime dosi di morfina / modulando i circuiti sensitivi” - attivano nella mente del lettore un automatismo inconscio che lega le rime, le singole parole, ogni poliedrico attributo, ai ricordi emotivamente più rilevanti. Ciò sconvolge l’ordine temporale degli eventi, producendo uno sfolgorante effetto “allucinogeno” che può portare, per trasposizione sinaptica, a vedere, - in rapide slide intellettive - la “Morte da impulso radio” giungere, improvvisa e rovente, a Capaci, “le holding delle multinazionali” occidentali sponsorizzare sanguinosi “conflitti in medioriente”, le strategie del terrore infiltrarsi Sui treni nelle gallerie” di Madrid e portare islamico trapasso nel cuore della vecchia, ma sempre meno pacifica, Europa, la Calabria, “Attuale container di scorie”, “non più Africa non ancora Europa” affittarsi al miglior offerente divenendo odierna prostituta d’Italia.

Come Sraffa, con semplice gesto, smontò le sofisticate, ma poco reali, teorie di Wittgenstein, allo stesso modo, con essenziale concisione di versi, Elio Stellitano, “senza chiedersi quali ancora siano gli effetti di una possibile poesia5, rende palese la non riconducibilità del senso alle sole cose chiaramente espresse e formulate. Avviene così che la pluralistica possibilità interpretativa offerta al lettore rimanga inalterata anche in poesie precisamente circostanziate, come “Omaggio al padre”, ricordo di un infelice episodio che ha visto protagonista - suo malgrado - il padre dell’autore.

Scrivendo di quel “tempo medio” in cui “la conoscenza arriva, ma la saggezza tarda6 , il medico poeta, volutamente, evita di lasciare “eredità di sapienza”, preferendo seminare ragionevoli dubbi che potrebbero, produrre quella necessaria e desiderabile evoluzione dell’uomo da rozzo sauro ad evoluto mammifero, dare l’incipit indispensabile per una metamorfosi che avvicini l’Umanità a quel “quaternario”, ancora remoto, in cui la vita potrà essere consumata senza ipoteca sul futuro. Diviene, così, lapalissiano il dantesco archetipo che Elio Stellitano ha abilmente celato nella sua opera: “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza”7.

Fabio L. Macheda

Citazioni

1. Thomas Hobbes

2. Mohandas Karamchand Gandhi

3. Thomas.Stearns Eliot

4. Carlo Bo

5. Domenico Cara

6. Alfred Tennyson

7. Dante Alighieri


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postato da Vladimir Ilic Uianov; alle 5:52 PM,

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