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Il Camaleonte


L'allenatore della Juventus Fabio Capello difende la mafia del calcio

L’allenatore della Vecchia Signora, Fabio Capello (nella foto) è una faccia tosta!
In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, difende gli imbroglioni del calcio.
Ecco cosa ha detto il tecnico friulano (le ultime parole famose):
A) C’è una campagna anti-Juve
B) La Juve non ha comprato partite.
C) La Juve è come il PSI di Tangentopoli.
D) Sono convinto che la Juventus rimarrà in serie A e stiamo lavorando per questo.
E) Abbiamo vinto questo campionato regolarmente e per questo è stato giusto festeggiare.
F) Moggi ha commesso soltanto peccati di superficialità

Con queste parole l’allenatore della Juventus tenta di salvare la poltiglia nella quale anche lui è caduto dentro e vi è a piano titolo, ma ha rimediato soltanto una figuraccia.
Era meglio se fosse stato zitto, a questo punto, invece di cercare di difendere l’indifendibile.
Signor Capello, ma dove vuoi andare a parare?
Le intercettazioni dimostrano tutto il contrario di quanto ha indegnamente affermato Capello che, per la rinascita del calcio, dovrebbe seguire la sua squadra anche nelle serie inferiori, invece di pensare di abbandonare la società in un momento terribile come questo (corre voce che se ne va ad allenare il Real Madrid).
Ma evidentemente, lui se ne frega della società in quanto tale, e pretende soltanto squadre forti e soprattutto che ben pagano. Se poi, esse sono pure potenti nel senso di condizionare arbitri e potere sportivo è ancora meglio!
Insomma Capello è un allenatore che pretende la vittoria certa prima di scendere in campo. Un allenatore così si può trovare anche al supermercato, e a prezzi stracciati, senza spendere ( o meglio dire sprecare) milioni di Euro l’anno per la sua paga. Non siete d’accordo, sportivi italiani?
Fabio Capello è’ un camaleonte di razza: quando era a Roma, sbottava contro il Palazzo e contro la Juventus. Celebre la sua frase: Non andrò mai alla Juventus! Ma poi, evidentemente, qualcuno lo ha smistato a Torino e lui ha dovuto ubbidire, senza battere ciglio.
Famosa anche la sua presa di posizione contro Zeman che si scagliava contro la pratica del doping nel calcio. Capello lo accusò di sputare nel piatto dove mangiava.
Mentre lui, il camaleonte Capello, sul piatto non ha sputato mai, anche se la minestra faceva schifo!!! Ha pensato soltanto a mangiare e riempirsi la pancia e il portafoglio, a discapito della purezza del gioco più bello del mondo.
Il commissario straordinario della FIGC, Guido Rossi, giustamente, è andato su tutte le furie sentendo queste dichiarazioni che non hanno né capo né coda, come sicuramente sono imbestialiti anche i tifosi, specialmente quelli della Juventus, che, per il bene del calcio, pretendono che la società paghi le sue colpe.
Altro che campionato regolare e vittoria meritata!!!
Dice costernato il commissario della FIGC: Capello è un ottimo allenatore, ma capita anche a lui di dire castronerie.
Il ministro Antonio Di Pietro, l’ex pm di Mani Pulite, ha affermato: il paragone con Tangentopoli non è sbagliato, ma non è una buona scusante per giustificare l’operato né del vecchio Psi né dei dirigenti della Juventus.
L’ex ministro Maurizio Gasparri boccia senza appello le parole di Capello: il paragone non mi sembra giusto, a Tangentopoli alcuni protagonisti non furono colpiti pur avendo avuto comportamenti disonesti. Adesso, invece, ci aspettiamo pene severe, la Juventus, ma anche la Fiorentina in serie C. Non è stata solo la Juve colpevole: gli scandali sono stati tanti, come la promozione improvvisa dei viola in serie A.
Le associazioni Adusbef e Federconsumatori sono certe che non ci potranno essere gli sconti invocati da Capello da parte della giustizia sportiva, pena la rivolta delle altre tifoserie, che in passato hanno subito penalizzazioni e retrocessioni per fatti meno gravi in serie C.

Rilette a distanza di mesi, appaiono profetiche le parole del Presidente dell’Inter Giacinto Facchetti dopo Messina – Inter 1-2 del 28 novembre 2005.
Subito dopo l’incontro, il d.g. della Juve Moggi afferma: non so cosa sia successo a Messina, so che per l’Inter potrebbe scattare la squalifica o la sconfitta per 3-0. Riprende Girando: si parla tanto di moralità e poi c’è chi spende 120 milioni all’anno senza vincere niente.
Dura la replica di Facchetti: A Moggi mi sento di rispondere soltanto che, fra le tante cose che fa nel calcio, non sapevo che volesse anche scrivere in anticipo le sentenze del giudice sportivo. Sull’immoralità citata da Girando, non può essere immorale chi spende soldi propri e non credo che debba spiegare io a Giraudo quali sono le cose veramente immorali del calcio italiano. Lui dovrebbe conoscerle bene.Al che Girando non risponde e sappiamo bene, secondo il proverbio che …Chi tace, acconsente!

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postato da Anonimo; alle 10:41 PM, ,




Faccia di bronzo!!!


Adriano Galliani, Presidente della Lega, resiste!
Continua a rimanere attaccato alla sua poltrona contro l'evidenza dei fatti e, senza battere ciglio, fa finta di nulla di tutto quello che sta succedendo nel mondo del pallone. Insomma, ci vuole far credere di vivere su Marte, estraneo ai fatti del mondo del calcio.
A questo punto Galliani (nella foto) non è più il presidente della Lega, ma quello di un calcio in macerie. E se qualcuno ha voglia di rimettere i cocci insieme, ricostruendo il calcio pulito, lui da quel posto se ne deve andare. E alla svelta! E' incompatibile con l'opera di bonifica.
Galliani, spudoratamente, aveva affermato che non esiste nulla contro la Lega, che era invenzione dei giornali e che lui è senza colpa.
Forse voleva dire che non aveva commesso UNA sola colpa, ma MOLTE colpe.
Con le intercettazioni, Galliani è stato smascherato: tutti hanno letto le telefonate, le pressioni, gli accordi sottobanco con cui il sistema del calcio sporco si garantiva che Galliani restasse in Lega e Carraro inFederazione. Carraro si è dimesso, Galliani ancora resiste...
Le intercettazioni parlano più di ogni confessione, cantano meglio di un pentito: l'elezione di Galliani è stata condizionata dal potere sporco del calcio, e infatti il vicepresidente Zamparini ha avuto un pò di pudore e di vergogna, dimettendosi. Galliani ancora resiste...
La società di Galliani, il Milan è stata coinvolta nel più grande scandalo del calcio che la storia ricordi, ma Galliani resiste...
Il Milan dice di dover dovuto prendere atto del sistema Moggi e di averlo combattuto per legittima difesa. Il presidente di Lega sapeva del calcio marcio, ma invece di denunciarlo, ha provato ad ottenere qualche posizione di potere in più, per non rompere il giocattolo.
Perchè Galliani, Moggi e Giraudo avevano meso in atto la SANTA ALLEANZA tra i due club, Milan e Juventus, che controllava non solo le partite di calcio, ma gli arbitri, i procuratori, gli allenatori, molte società, i diritti TV, il mercato.
In nessun campionato è esistito un patto come questo tra Juve e Milan a livello sportivo, industriale e politico.
Un feeling di interessi che parte in estate con il trofero Berlusconi, che apre ufficialmente la stagione del calcio (sporco).
Sul piano sportivo nelgi ultimi 15 anni, dal 1991-92, 13 scudetti sono andati alla Premiata Ditta. Quanti di questi siano stati vinti sul campo, cioè regolari, è impresa ardua rispondere.
Il duopolio è stato rotto soltanto da Lazio e Roma (guarda caso due società quotate in borsa), ma a carissimo prezzo, come poi si è visto.
L'alleanza ha prodotto risultati eccezionali nel campo industriale: cioè la torta dei diritti televisivi che ha assegnato a Juve e Milan le fette più grosse e il diritto di prima scelta (secondo il motto agli altri le briciole).
Adesso, con le intercettazioni, la SANTA ALLEANZA sembra sgretolarsi e Moggi afferma che i suoi guai sono incominciati dall'inconto avuto con Berlusconi. Ma senza le intercettazioni, quelli che Moggi chiama guai, erano affari prelibati.
Di fronte a tutto questo spettacolo indecente, Galliani ancora resiste...
E visto che la faccia del Presidente della Lega è più dura del cemento armato, è necessario che qualcuno intervenga, per rimandarlo (magari a calci in culo) a casa e staccarlo, per il bene del calcio, da quella poltrona ormai per lui obsoleta.

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postato da Anonimo; alle 10:38 PM, ,




Calcio truccato:Milan sotto inchiesta. Si dimette il vicepresidente della Lega Zamparini


I dirigenti del Milan avrebbero esercitato pressioni per ottenere arbitri compiacenti nei confronti della loro società.
Risulta dalle intercettazioni telefoniche in cui compare il dirigente rossonero addetto agli arbitri Leonardo Meani, l'allenatore Carletto Ancelotti e il presidente Adriano Galliani.
Ancelotti, dopo che era passato al Milan, aveva rivelato a Meani che la Juventus era in grado di determinare anche il calendario del Campionato.
I dirigenti del Milan facevano pressioni e minacce per ottenere designazioni favorevoli dopo aver scoperto le manovre della Juventus. Il Presidente Adriano Galliani interveniva direttamente più volte sulla scelta di arbitri e assistenti.
Mentre Moggi contava su Paolo Bergamo e su Pierluigi Pairetto, Meani si affidava al segretario della commissione arbitrale Manfredi Martino, che gli anticipava le designazioni.
Galliani sapeva del sistema di corruzione e ne era uno dei beneficiari, anche se all'inizio diceva che non c'è nulla in mano ai magistrati, solo chiacchiere e che tutto si risolverà con un nulla di fatto. Stiamo vedendo, invece, che cosa è stato scoperchiato.
Il Milan aveva anche un suo guardalinee di fiducia: Puglisi, che, intercettato alla vigilia di Milan-Inter di Champion League, afferma al telefono: l'importante è che riusciamo a fargli il culo a 'sti interisti.
Il 27 aprile 2005 Galliani chiama Meani per avvisarlo di riferire all'arbitro Paparesta che il dossier è nelle mani del sottosegretario Gianni Letta, dopo che in proposito gli aveva specificato che questa mattina mi ha chiamato, m'ha detto che conosce la vicenda e che interverrà. Quindi una commistione inaudita di calcio, affari e politica.
Due minuti dopo Meani chiama Paparesta per informarlo di quanto Galliani gli aveva riferito.
Dopodichè Meani esterna le sue considerazioni sull'attuale situazione del mondo arbitrale dicendo: bisogna un pò cambiare, bisogna un pochettino cambiare, bisogna un pochettino cambiare il vento però!
Caro Meani, il vento è cambiato e tira pure forte, a 300 all'ora....e mi sa che spazza via tutto questo marciume, a cominciare da te e dai tuoi dirigenti....
Intanto, il vicepresidente della Lega e presidente del Palermo, Maurizio Zamparini (nella foto) ha rassegnato le dimissioni dalla Lega calcio.
Zamparini accusa: Ritengo la mia elezione non regolare anche se da parte mia accettata con la massima trasparenza, poichè il frutto di una mediazione con una controparte che all'epoca consideravo leale e corretta e che i fatti hanno dimostrato in malafede e indirizzata a un controllo che le permettesse di agire indisturbata illegalmente.
Zamparini ha dimostrato un pò di sensibilità di fronte alla sporcizia che sta uscendo fuori dalle intercettazioni telefoniche, ma comunque rimane strano che neanche lui non si sia accorto di nulla, con tutti i prestigiatori che truccavano le partite, i bilanci e quant'altro nel mondo del calcio.
Zamparini prosegue: la mia nomina fu la conseguenza di una mediazione nata dalle fortissime pressioni delle società dominanti fatte sulla serie B e altre picocle minori di A per favorire l'elezione di Galliani e dalla resistenza delle nostre società medio-piccole, che volevamo appunto un pressidente di garanzia.
Le indagini hanno svelato come le pressioni impedirono una libera espressione della volontà democratica. Dunque, un voto sostanzialmente irregolare, illegale.
L'unica possibilità di rinnovamento è un vero passo indietro. Le mie irrvocabili dimissioni sono state presentate assecondando il mio pensiero di sportivo e la mia coscienza di uomo libero. Mi sono reso conto che bisogna cambiare indirizzo, che bisogna ripulire l'ingranaggio da vecchie ruggini e spero che le mie dimisisoni abbiano un seguito.
Io non ho nulla contro Galliani, che è un grande dirigente di club, ma credo che lui si debba dimettere.
Alla fine l'assemblea di Lega si è aggregata su quella soluzione per paura del commissario, sinceramente non ho paura del commissario, io ho paura della Lega di oggi.
La mia idea è chiara da tempo: abbiamo bisogno di uomini nuovi, di un presidente terzo, libero da conflitti di interessi, di una suddivisione diversa dei ricavi, della vendita collettiva dei dirittti e di una Lega ch sia più associazione sportiva che Confindustria.
Zamparini dalle sue dichiarazioni, conferma quindi, di sapere come funzionava il sistema (come lo sapevano tutti), ma le intercettazioni gli hanno fatto venire il rimorso, dimettendosi.
Adesso tocca agli altri, che resistono legati alla poltrona con l'attack più potente, e al potere truffaldino.

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postato da Anonimo; alle 9:51 PM, ,




Vittorio Cecchi Gori accusa:Moggi truccava tutto, ed io vittima della Cupola


E' un fiume in piena, l'ex Presidente della Fiorentina, Vittorio Cecchi Gori.
Il produttore cinematografico ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati che stanno indagando sullo scandalo che sta scuotendo il calcio italiano, lanciando accuse pesanti alla Cupola che ha gestito il nostro calcio. E non vuole fermarsi quì, perchè è intenzionato a rispondere a tutto quello che vorranno sapere i magistrati che stanno indagando sullo scandalo che sta ribaltando il sistema calcio in Italia.
Ecco cosa ha affermato Vittorio:
Non mi sono mai sottomesso ad alcun poter forte. Il gruppo di Torino, di Moggi l'ho preso a calci in c.... L'ex dg bianconero, con me, girava alla larga.
Quando ho capito che aria tirava, sono andato contro. Contro Carraro, contro Nizzola, contro Matarrese. La vera mafia del calcio.
Me l'hanno fatta pagare subito. Avevo Agroppi come allenatore, che non andava a genio a quelli lì. Sono finito in B ma non mi sono arreso. Sono andato giù con Batistuta e poi siamo risaliti. Ma non andava ancora bene.
Sensi è l'unica brava persona in questo mondo...
Carraro è un delinquente, questo lo sapevano tutti. E quelli che comandavano sapevano solo rubare, invece di creare. Ecco come funzionava il sistema.
Della Valle ha preso la Fiorentina gratis, è un avventuriero e solo gli avventurieri scendono a compromessi. Basta guardare la squadra al suo primo anno: per metà erano prestiti della Juve, da Miccoli agli altri.
Moggi? Truccava di tutto, mandavano i procuratori per cambiare le formazioni, anche i medici tenevano fuori giocatori sani. Ecco perchè, quando giocavamo contro la Juve, la formazione dovevo farla io.

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postato da Anonimo; alle 8:09 PM, ,




Alla faccia della maglia azzurra!!!


Il nostro calcio sta passando un brutto momento per le note vicende di corruzione che tutti stanno leggendo su tutti i giornali.
Anche la Nazionale italiana, che tra poco dovrà partecipare al mondiale di Germania, è nel mirino dei giudici in quanto è sotto ossevazione il CT Marcello Lippi e sotto inchiesta i calciatori Luigi Buffon, Fabio Cannavaro e Vincenzo Iaquinta.
Lippi ha affermato che non sapeva cosa fosse il sistema Moggi. Ma c'è da credergli? Tutti sapevano e solo lui non sapeva? Dove ha vissuto, in tutti questi anni, sulla Luna?
Vediamo allora cosa ha fatto Lippi negli ultimi tempi:
A) Ha allenato la Juventus, negli anni del presunto doping e dell'accertato abuso di farmaci.
B) E' arrivato in Nazionale grazie a Carraro, a Galliani, a Giraudo e a Moggi.
C) Ha mandato via tutto lo staff esistente, chiamando i suoi amici e gente vicina alla Juventus.
D) Lippi ha il figlio procuratore, che cura anche le vicende di giocatori chiamati in Nazionale da Lippi. E' grande come un grattacielo il conflitto di interessi tra padre e figlio.
E) Luciano Moggi suggeriva spesso al CT di non far giocare quel giocatore o di tenerlo in panchina, cose mai denunciate alle autorità competenti dal CT Marcello Lippi.
Certo, a pochi giorni dal mondiale, il Commissario Rossi ha dovuto difendere Lippi, turandosi il naso, chiudendo gli occhi per non vedere e facendo anche finta di non sentire quello che la gente dice e pensa (cioè tutti a casa a cominciare dal CT).
Anche noi tifosi, come il Commissario, ci tappiamo gli occhi e le orecchie per non pregiudicare la nazionale azzurra e gli interessi degli sportivi che con la truffa dei vertici del calcio italiano non c'entrano proprio nulla e vogliono soltanto poter tifare per la nostra maglia azzurra, maglia che tanto amiamo, a differenza dei nababbi calciatori e dei corrotti dirigenti azzurri.
I tifosi vogliono riappropriarsi della gioia di guardare una partita di calcio vera, per rinnamorarsi del gioco del pallone.
Quindi lasciamo fare il mondiale a Marcello Lippi soltanto per necessità.
Anche se, con l'arrivo del nuovo Commissario, per correttezza, Lippi avrebbe dovuto rimettere il mandato nelle sue mani. Ma, forse chiediamo troppo a chi non è abituato alle regole.
Poi c'è la posizione delicata di tre azzurri convocati da Lippi: Buffon, Iaquinta e Cannavaro.
Buffon e Iaquinta sono indagati per scommesse clandestine (ai tesserati è fatto divieto di accettare o effettuare scommesse).
Fabio Cannavaro è indagato per irregolarità tra lui e la sua società, la Juventus. Cioè il calciatore avrebbe percepito soldi in nero. Il magistrato, disponendo la perquisizione della sua abitazione, scrive che emergono elementi che dimostrano una riservata regolamentazione dei rapporti economici tra il giocatore e la Juve.
Sapete quando guadagna il paperone Cannavaro (nella foto con la fascia di capitano) ? 4 milioni di Euro l'anno fino al 2008 (dal 2004, anno di passaggio dall'Inter alla Juve), cioè tradotto in lire 32 miliardi delle vecchie lire in 4 anni, esclusi sponsor, pubblicità e...fondi in nero!
Questi tre giocatori non avrebbero dovuto fare parte della squadra azzurra per i mondiali, vista la loro situazione.
La nazionale è diventata ormai un affare per quelli che ci vanno, come tutto quello che ruota nel calcio: quando osserviamo i calciatori che non sanno neanche le parole dell'inno nazionale, capiamo in che razza di elementi siamo incappati. Povera nazionale, povera maglia azzurra (nel senso che deve sborsare molti soldi agli strapagati) e poveri tifosi italiani.
Dopo tutto il torbido che sta succedendo nel nostro pianeta calcio, i nostri calciatori azzurri, hanno avuto la sfacciataggine di contattare i premi per il mondiale: 250 mila Euro a testa se l'Italia vince, 150 mila per il secondo posto e 100 mila per il terzo.
E noi dovremmo tifare per questi nababbi che pensano solo ai soldi? La nazionale non merita simili elementi! Questi non sono calciatori che hanno passione per i nostri colori, ma mercenari: per i soldi, la maglia azzurra la rinnegherebbero in un baleno, come Pietro fece con Gesù.
Come se non bastasse, il capitano della nazionale, Cannavaro è uscito fuori con delle affermazioni da fare rizzare i capelli persino ad un calvo.
Lo straricco ha detto che le vittorie della Juventus sono stati vinti sul campo, che le intercettazioni sono delle chiacchiere, che Moggi faceva bene il suo mestiere e che De Santis era un arbitro nemico della Juventus.
A questo punto è necessario mandare a casa gli opportunisti dalla nazionale, stabilendo NIENTE PREMI per chi già guadagna in modo abnorme e sproporzionato, offendendo chi lavora onestamente o addirittura chi è in cerca di un posto di lavoro e non riesce a trovarlo.

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postato da Anonimo; alle 7:49 PM, ,




Il Calcio italiano nella bufera: Luciano Moggi a capo della Cupola della corruzione che truccava i campionati

La corruzione invade i sogni, il tifo e le passioni degli sportivi italiani

Ci avevano detto che per vincere bastavano le magie di Del Piero e le finte di Nedved, le parate di Buffon e le fughe di Zambrotta.
E qualsiasi persona che amava il calcio, non aveva motivo per non credere, anche perché lo sport più bello, per gli sportivi, i tifosi e gli appassionati, era sinonimo di purezza, di sogno magico e non poteva essere raggiunto dalla contaminazione dell'imbroglio, della falsità e del trucco.
No, non è così, purtroppo! Ci siamo sbagliati! Quello che credevamo è stata un’illusione! Un’amara sorpresa che ha trafitto il sogno pulito di milioni di italiani e dell’opinione pubblica e sportiva mondiale. Una vergogna nazionale che non ha uguali nel mondo sportivo del globo.
La Juventus, la più gloriosa società italiana e una delle più gloriose a livello mondiale, quella dei 7 scudetti negli ultimi 12 anni, non era una armata invincibile di campioni, ma un mezzo nelle mani di una cupola di falsari, che reggevano le fila sporche del calcio italiano.
Sei uomini senza ritegno e con tutte le macchie del peccato possibile ed immaginabile, condizionavano il campionato italiano di calcio: chi non si allineava e non ubbidiva agli ordini, veniva escluso dal giro e la sua carriera stoppata. Ecco i nomi della Cupola:
LUCIANO MOGGI, 69 anni, di Monticiano (Siena), Direttore generale della Juventus. Il Boss.
ANTONIO GIRAUDO, 60 anni, torinese, Amministratore delegato della Juventus. La spalla del Boss. (Nella foto la Spalla e il Boss)
PAOLO BERGAMO, 63 ANNI, livornese, ex designatore arbitrale. Collaboratore del Boss.
PIERLUIGI PAIRETTO, 54 anni, torinese, ex designatore arbitrale. Collaboratore del Boss.
MASSIMO DE SANTIS, 44 anni, di Tivoli, arbitro internazionale. Collaboratore del Boss.
INNOCENZO MAZZINI, 51 anni, fiorentino, vicepresidente della Federcalcio. Collaboratore del Boss.
Tutti questi sei personaggi truffaldini, che si muovevano in sintonia, si sono dimessi dai rispettivi incarichi. L’arbitro De Santis che doveva andare ai mondiali a rappresentare l’Italia, li guarderà dalla TV.
Le società di calcio coinvolte dall’inchiesta dei magistrati sono: JUVENTUS, MILAN, FIORENTINA E LAZIO.
Tra le teste cadute, anche il capo degli 007 federali: il Generale di Corpo d’Armata e numero due della Guardia di Finanza, Italo Pappa. Il Capo dell’Ufficio indagini, voluto dal Presidente del Coni Gianni Petrucci nel 2001, ha insabbiato, in armonia con il sistema di corruttela, tutte le inchieste sul calcio che sono passate al suo vaglio.
Questa associazione per delinquere condizionava tutto il calcio italiano: la piovra allargava i suoi tentacoli ovunque: in campo, nel mondo arbitrale, nei palazzi della Federcalcio, nelle stanze del calciomercato, nelle redazioni dei giornali e televisive, nelle moviole. In tutti questi settori Luciano Lucky Moggi riusciva ad intervenire. Si intrometteva anche sulle scelte del CT della Nazionale Marcello Lippi, per non convocare qualche giocatore, o spedirlo in panchina.
Gli arbitri erano sotto controllo per mezzo dei due designatori Bergamo e Pairetto e dell’arbitro in servizio effettivo De Santis, il referente di Moggi, che addestrava gli arbitri a comportarsi in un certo modo, seguendo gli ordini della Cupola.
Mazzini serviva per manovrare il Palazzo del calcio, con l’accondiscendenza del Presidente federale Franco Carraro, anche egli investito dalla bufera e costretto alle dimissioni; al suo posto il nuovo Commissario della FIGC Guido Rossi avrà il compito di fare pulizia da tutta la sporcizia prodotta fino adesso dalla Cupola del pallone.
La Cupola agiva pure nei massa media, specialmente la TV, per controllare moviole e moviolisti, primo fra tutti l’ex arbitro ed ex designatore Fabio Baldas e conduttori sportivi, come Aldo Biscardi, che veniva ammorbidito dalle telefonate di Lucky Luciano Moggi. Anche Biscardi ha dovuto lasciare la conduzione del suo programma ed andare in pensione, dopo lo scandalo che ha coinvolto il suo Processo su LA 7.
Ma oltre al commissariamento del Calcio, arriva dal nuovo governo Prodi anche la nascita del Ministero dello Sport, che viene affidato a Giovanna Meandri, che subito dichiara: Bisogna ridare onore al calcio! Uno schiaffo anche al CONI, che ha il compito di vigilare sullo sport italiano, ma è rimasto imbrigliato nei tentacoli della Cupola moggiana (cioè di Moggi) e quindi inerme nei confronti dei personaggi squallidi che reggevano le fila sporche del Palazzo.
La Cupola aveva gli agganci giusti anche nel mercato, costituendo una società dei procuratori sportivi, la GEA, con a capo, guarda caso, il figlio di Moggi, Alessandro. Questa società, sotto il diretto controllo di Luciano Moggi, controllava 3 presidenti di società, 28 dirigenti, 29 allenatori, 262 giocatori, dalla serie A alla serie C, una posizione dominante nel mercato che gli garantiva ogni intervento a fini illeciti. All’interno della GEA lavorava il figlio del CT della Nazionale, Davide Lippi.
Luciano Moggi gestiva anche un ampio parco macchine della Fiat che venivano vendute con un consistente sconto o regalate a favore di soggetti individuati da Moggi secondo i suoi interessi.
Luciano Moggi, per conservare lo status quo nel sistema calcio che aveva costruito con tanti sacrifici ed impegno, ha pilotato le elezioni per il Presidente federale, per far conservare il posto a Carraro e Galliani, che erano dentro il sistema e parte integrante.
Nella disponibilità di Moggi vi erano anche dei viaggi al seguito della Juve per i soggetti da ammansire, con spese comprensive di aereo, albergo, e biglietto per le partite.
Tutti i personaggi importanti chiamavano Moggi: anche il Ministro dell’interno Pisanu per aiutare la sua Torres di Sassari che, dopo quella chiamata (miracoli del calcio) vinse in trasferta dopo 2 anni senza vittorie. Allora è proprio vero che una telefonata allunga la…vita calcistica!
Chi non ubbidiva alla Cupola non aveva scampo: gli veniva troncata la carriera, quindi se si trattava di un giocatore egli non trovava più squadra, se allenatore non allenava, se incappava un arbitro, si poteva scordare la serie A o le partite internazionali. La Cupola non perdonava.
Le inchieste della Magistratura raccontano di campionati truccati, partite combinate, bilanci delle società falsati, somme di milioni di Euro dati in nero ai calciatori plurimiliardari, e disegnano una rete affaristica nata e cresciuta all’ombra del conflitto d’interessi.
Che squallore! Adesso la gente comune, sportiva e non, reclama: PULIZIA!!!

Nella foto Luciano Moggi

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postato da Anonimo; alle 10:48 PM, ,




Rita Ferraro è la miss Aeroporto dello Stretto

Si chiama Rita Ferraro la ragazza che sabato 20 maggio 2006, intorno alle 14.30, è stata eletta miss Sasch Aeroporto dello stretto 2006.
Il suo nome rimarrà negli annali del concorso di miss Italia per essere stata la prima concorrente eletta ad alta quota a bordo di un boeing 737.
Rita ha 20 anni, è alta un metro e 75 centimetri, ha gli occhi verdi ed è di Mammola. Studia Scienze Giuridiche presso la facoltà di Giurisprudenza di Reggio Calabria.
Bella, spigliata, intelligente, tipica bellezza mediterranea, Rita sogna di diventare un’attrice di teatro e la regina della bellezza calabrese del 2006 per rappresentare la Calabria nei palcoscenici più prestigiosi, ultimo quello di Salsomaggiore. La fascia appena conquistata, infatti, le ha già fatto guadagnare l'ammissione alle finali regionali di Miss Italia.
«Non pensavo assolutamente di vincere, non me l’aspettavo, sono al settimo cielo», è stato il suo primo commento subito dopo l'elezione.
Dall'aeroporto Tito Minniti il velivolo della bellezza made in Calabria è decollato alle ore 13.00 e senza far sosta in altri aeroporti ha compiuto un'escursione sulle Isole Eolie e su tutta l'area dello Stretto. La giuria era composta da Pietro Fuda, Edoardo Lamberti Castronovo, Rodolfo Rodà, Beniamino Donnici e Cosentino.
La vincitrice è scesa sulla pista dello scalo reggino ornata di fascia e corona, accompagnata dal senatore Pietro Fuda, amministratore unico della Sogas, e da Beniamino Donnici, assessore al turismo della Regione Calabria.
Successivamente, dentro l’aerostazione, vi è stato il cocktail conclusivo e il taglio di una torta gigante (nella foto Rita con il senatore Fuda mentre taglia la torta).
Intervistata sotto il flash dei fotografi, la miss Aeroporto dello Stretto ha dichiarato: «Appena mi hanno proclamata ho provato un'emozione indescrivibile, la prima telefonata l'ho fatta alla mamma a cui avevo detto di non venire perché, ripeto, ero convita di non farcela. Dedico la mia vittoria a mia sorella che mi ha iscritto al concorso e spero di poter essere all'altezza di questo titolo. Rappresentare l'aeroporto dello stretto è una grande responsabilità».
Le immagini della sua incoronazione faranno sicuramente il giro della penisola visto che alcuni tra i più popolari magazine televisivi erano presenti con le loro troupe all'evento, assolutamente unico al mondo.
L’aeroporto dello Stretto ha vissuto una giornata magica, amplificata dalle telecamere della Rai.
L'ideatore Beniamino Chiappetta, responsabile di Miss Italia in Calabria, raggiante ha commentato: «Sono soddisfatto di come sia andata, sul boeing ci sono stati 120 ospiti tra cui molti giornalisti, fotografi e cameraman. Tutto ciò si è potuto realizzare grazie alla fattiva collaborazione con lo staff dell'Aeroporto dello Stretto ed all'impegno del senatore Fuda. Insieme siamo riusciti a dare un'immagine positiva della nostra terra».
Le concorrenti per il concorso di miss Aeroporto dello Stretto sono state 18.
A bordo del boeing 737 anche quattro splendide madrine: Clizia Fornasier, miss Sasch 2004, Sabrina Messina, miss Sasch 2003, Roberta Morise miss Calabria del 2004 e Anna Prete, Miss Calabria in carica.
Gli auguri vivissimi del nostro blog alla nuova miss.

Nella foto Rita Ferraro, la Prima Miss Aeroporto dello Stretto, assieme all'Amministratore Delegato della SOGAS Pietro Fuda.

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postato da Anonimo; alle 10:24 PM, ,




Un ministro e quattro sottosegretari calabresi nel 2° governo Prodi


E' nato il secondo governo di Romano Prodi, esattamente 10 anni dopo la prima volta.
I ministri sono 25 e 72 i sottosegretari, tra questi 9 saranno viceministri.
Presidente del Consiglio: ROMANO PRODI
Vicepremier e Ministro degli Esteri: MASSIMO D'ALEMA
Vicepremier e Ministro dei beni e delle attività culturali: FRANCESCO RUTELLI
Ministro dell'Interno: GIULIANO AMATO
Ministro dell'Economia: TOMMASO PADOA SCHIOPPA
Ministro della Giustizia: CLEMENTE MASTELLA
Ministro dell'Istruzione: GIUSEPPE FIORONI
Ministro del Lavoro: CESARE DAMIANO
Ministro della Difesa: ARTURO PARISI
Ministro dele politiche agricole e forestali: PAOLO DE CASTRO
Ministro dell'Ambiente: ALFONSO PECORARO SCANIO
Ministro delle Infrastrutture: ANTONIO DI PIETRO
Ministro della Salute: LIVIA TURCO
Ministro delle Comunicazioni: PAOLO GENTILONI
Ministro degli Affari regionali: LINDA LANZILLOTTA
Ministro delle Attività produttive: PIERLUIGI BERSANI
Ministro della Funzione pubblica: LUIGI NICOLAIS
MInistro dei Trasporti: ALESSANDRO BIANCHI
Ministro delle Pari opportunità: BARBARA POLLASTRINI
Ministro delle Politiche sociali: PAOLO FERRERO
Ministro dei Rapporti con il Parlamento e delle Riforme: VANNINO CHITI
Ministro della Famiglia: ROSY BINDI
Ministro degli Affari Europei: EMMA BONINO
Ministro dell'Università e Ricerca: FABIO MUSSI
Ministro dello Sport e dei Giovani: GIOVANNA MELANDRI
Ministro dell'Attuazione del programma: GIULIO SANTAGATA
Per quanto riguarda i calabresi, dunque, abbiamo un solo ministro: Linda Lanzillotta agli Affari Regionali. E' nata a Cassano Jonio (CS) nel 1948. Ha lavorato nelle istituzioni pubbliche per decenni, dal 1970 al 1993 come funzionario del Ministero del Bilancio e della programmazione economica e poi della Camera dei Deputati.
Ma vi è un altro ministro calabrese, se pur "adottato": è il Rettore dell'Università mediterranea di Reggio Calabria, prof. Alessandro Bianchi che, anche se è nato a Roma nel 1945, da anni svolge il suo lavoro a Reggio. Proposto come tecnico dai Comunisti Italiani.
I sottosegretari calabresi sono 3: Luigi Li Gotti (Giustizia), Paolo Naccarato (Rapporti con il Parlamento e Riforme Istituzionali), Luigi Meduri (Infrastrutture).
Un solo viceministro della nostra Regione: Marco Minniti (Ministero dell'Interno), nella foto la sua cartolina elettorale.

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La fiction “I colori della gioventù” su Umberto Boccioni su Raiuno

La Rai dedica, il 18 maggio, una fiction su una pagina importante della cultura italiana della prima metà del novecento: il Futurismo, movimento politico, letterario e artistico nato a Milano nel 1909, attraverso la vita e la figura di uno dei suoi maggiori rappresentanti, il pittore e scultore reggino Umberto Boccioni.
Il film è del regista Gianluigi Calderone che lo ha girato a Trieste, Gorizia, sul Carso e sulle Alpi Orientali.
Esso racconta la stagione breve ed esaltante di un gruppo di intellettuali travolti dalla tragedia della prima guerra mondiale, con sullo sfondo la vita del geniale artista reggino Boccioni, interpretato da Andrea Di Stefano e della sua storia d’amore con Lorenza, che nel film è interpretata da Cristiane Filangeri (nella foto i due) .
Il Futurismo fu fondato dallo scrittore Filippo Tommaso Martinetti agli inizi del ‘900. Martinetti e i suoi seguaci volevano rompere con le tradizioni ed esaltare la modernità. Desideravano vivere nel futuro come essi lo immaginavano, cioè partecipare al dinamismo della nuova civiltà delle macchine che stava rivoluzionando la società. I futuristi credevano nel militarismo e nella guerra che è la sola igiene del mondo. Volevano combattere il femminismo e distruggere le accademie, i musei e le biblioteche.
I futuristi svilupparono la loro genialità nelle arti figurative. Infatti Giacomo Balla, Umberto Boccioni e Gino Severini furono grandi artisti che nei loro quadri e sculture espressero la vitalità del mondo industriale.
La crisi del movimento futurista fu provocato dallo scoppio della prima guerra mondiale, che mise in evidenza gli aspetti negativi del progresso tecnologico. I futuristi furono interventisti reclamando l’intervento in guerra dell’Italia. Ma i dieci milioni di morti e i venti milioni di feriti della Grande Guerra finiranno per spegnere gli entusiasmi del movimento.
Il pittore Boccioni nel film aderisce al Futurismo con entusiasmo, va in trincea, ma la morte, in una mattina del luglio del 1916, quando l’artista-soldato è a cavallo nella campagna intorno a Verona e il passaggio di un treno fa impennare l’animale che lo scaraventa a terra, lo strapperà alla sua gioventù, ai suoi sogni e alle sue illusioni a soli 34 anni.
I cavalli in corsa, i treni e le campagne sono elementi ricorrenti nelle opere di Boccioni. Una di queste si può ammirare sul retro della moneta da 20 centesimi di Euro, dove è rappresentata una sua scultura dal titolo Forme uniche della continuità nello spazio.

Nella foto i due protagonisti della fiction “I colori della gioventù”:Andrea Di Stefano e la bellissima Cristiane Filangeri

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Si dimette il consigliere Antonino Minniti

Nuova entrata al Consiglio comunale di Montebello: è Giovanni Foti il nuovo consigliere arrivato e subentra ad un veterano del Consiglio e della giunta di Loris Nisi, l’Architetto Antonino Minniti.
L’architetto si è dimesso da consigliere comunale, facendo subentrare nel civico consesso l’imprenditore della borgata Stinò.
Tempo fa, l’architetto Minniti, che aveva la delega all’assessorato ai lavori pubblici fin dalla prima giunta del Sindaco Nisi eletta nel lontano 1999, aveva ricevuto lo sfratto dal Sindaco, che gli aveva tolto la delega, acquisendola ad interim.
Ancora la gente si chiede quali sono stati i reali motivi che hanno indotto il Sindaco a togliere la delega ad un assessore esperto del ramo assegnatogli, e da sempre al servizio della comunità. Quali erano state le ragioni di attrito?
La popolazione montebellese contava sui consiglieri di opposizione (che dovrebbero vigilare sugli atti della giunta e della maggioranza consiliare) per riuscire a comprendere un atto amministrativo che di trasparente non ha avuto nulla.
Così non è stato, purtroppo, e l’architetto Minniti, sicuramente disgustato dagli ultimi avvenimenti che lo hanno visto coinvolto e che, suo malgrado, ha dovuto subire passivamente, ha pensato bene di togliere il disturbo pure da consigliere comunale.
Lasciando spazio, come si dice in gergo, ai giovani!

Nella foto il Palazzo Comunale di Montebello Jonico

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Giorgio Napolitano Presidente della Repubblica


Al quarto scrutinio, il Parlamento in seduta comune, ha eletto l'11° Presidente della Repubblica Italiana: è il senatore a vita, On. Giorgio Napolitano.
Il nuovo Presidente durerà in carica, come prescrive la nostra Costituzione, per i prossimi sette anni.
Il blog, esprimendo il sentimento di tutti gli italiani in Italia e all'Estero, invia al nuovo Presidente i più cordiali ed affettuosi AUGURI.

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Masella ha la nuova chiesa

Il 2 maggio, alla presenza del vescovo Vittorio Mondello, di don Paolo Ielo, parroco di Saline e Masella, e del sindaco Loris Nisi, è stata inaugurata la nuova chiesa di contrada Masella dedicata ai Santi Cosma e Damiano.
A parte il fatto che la nuova costruzione, alla vista degli abitanti, non ha, dal punto di vista architettonico, nessun elemento che possa far pensare ad una chiesa, la chiesa è stata edificata in un terreno franoso e per questo motivo che i fedeli sono sempre in apprensione.
Gli abitanti di Masella hanno raccolto molti soldi per questa nuova chiesa, ma degli interrogativi sulla tenuta del terreno non fanno dormire sonni tranquilli al popolo religioso della borgata montebellese.
Non è stata una scelta felice quella di edificare la struttura in quel terreno che sembra di carta pesta.
E pensare che la nuova chiesa include al piano inferiore un Auditorium, l'alloggio canonico e all'esterno un campetto di calcio.
Un campanello d'allarme si è avuto con la spaccatura del muro che circonda la chiesa: le crepe si vedono da lontano e non promettono nulla di buono.
Non ci resta altro da fare, a questo punto, che sperare che il Signore preservi la Chiesa di Masella...

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